Declino cognitivo, cos'è e come si manifesta

Una speranza giunge da un farmaco che è stato messo a punto dai ricercatori dell'Università della California e che promette di invertire il processo del decadimento cognitivo

Declino cognitivo, cos'è e come si manifesta

Ricordare gli impegni e gli appuntamenti, essere mentalmente reattivi, imparare nuovi concetti. Con l'avanzare dell'età, risulta sempre più difficoltoso compiere azioni del genere, tuttavia, entro certi limiti, tale fenomeno rientra nella normalità. La situazione, però, cambia nel momento in cui i problemi di memoria iniziano a intralciare in maniera seria la vita quotidiana, impedendo a chi ne soffre di svolgere con serenità le abitudini di sempre. In questo caso potrebbe trattarsi del cosiddetto declino cognitivo, uno stadio intermedio tra il decadimento cognitivo previsto dal normale invecchiamento e la ben più grave demenza.

Per la precisione, si tratta di una forma di deficit della memoria e dell'apprendimento di per sé non particolarmente preoccupante ma che merita una valutazione e un trattamento precoce, in quanto il rischio di sviluppare negli anni successivi il morbo di Alzheimer è considerevole. Il disturbo, del quale il paziente è consapevole, può provocare alterazioni della memoria, del linguaggio, del ragionamento e del giudizio.

Quali sono le cause del declino cognitivo?

Declino cognitivo

Purtroppo, al momento non sono ancora note le cause del declino cognitivo. L'origine dello stesso è assai complessa e si ritiene che a favorire la sua insorgenza siano i medesimi fattori tossici per le cellule cerebrali che innescano le varie forme di demenza. Tra questi si ricordino la proteina beta-amiloide, la proteina Tau e i corpi di Lewy. Un accumulo di proteina beta-amiloide caratterizza le cosiddette "placche senili", formazioni tipiche presenti nel cervello dei malati di Alzheimer.

I corpi di Lewy sono degli aggregati proteici insolubili, costituiti da una proteina nota come alfa-sinucleina, presenti all'interno dei neuroni dei soggetti affetti dal morbo di Parkinson e dall'atrofia multi sistemica.

Nella genesi del declino cognitivo concorrono, altresì, le alterazioni della circolazione sanguigna cerebrale dovute, ad esempio, a micro ictus o a più estesi fenomeni di aterosclerosi, una ridotta efficienza del metabolismo neuronale. Ancora la riduzione di volume di alcune aree chiave per la memoria, l'apprendimento e la progettualità, come ippocampo e corteccia frontale. Esistono, poi, fattori di rischio da non sottovalutare:

  • età superiore ai 60 anni;
  • predisposizione genetica;
  • ipertensione;
  • depressione;
  • diabete;
  • ipercolesterolemia;
  • mancanza di stimoli intellettivi e sociali;
  • sedentarietà.

Sintomi e diagnosi del declino cognitivo

Declino cognitivo

Per essere indicativi di declino cognitivo, i segni clinici devono persistere nel tempo e avere un'intensità tale da ledere l'autonomia dell'individuo interessato. Essi, inoltre, non sono giustificati da cause specifiche, come una patologia, l'assunzione di particolari farmaci o sostanze, un eccessivo stress in ambito familiare o uno stato di debilitazione psicofisica. Manifestazioni tipiche includono:

  • difficoltà nel ricordare fatti avvenuti da pochi giorni o settimane e nel trattenere nuove informazioni;
  • difficoltà nel prendere delle decisioni che prima non creavano problemi, nel comprendere istruzioni e nel pianificare attività mediamente complesse;
  • difficoltà di concentrazione durante la conversazione, la lettura, la visione di un film;
  • ansia e/o irritabilità;
  • occasionali momenti di spaesamento quando si è fuori casa;
  • disturbi del sonno;
  • depressione;
  • tendenza ad avere reazioni impulsive.

In presenza di questi sintomi, oltre alla visita neurologica, è consigliato eseguire alcuni esami di laboratorio (analisi del sangue e del fluido cerebrospinale) e strumentali, come la risonanza magnetica dell'encefalo e la PET. Tali indagini, oltre a escludere possibili cause organiche del declino cognitivo, valutano il grado di compromissione cerebrale.

Declino cognitivo, un farmaco potrebbe invertirlo?

Declino cognitivo

Un gruppo di ricercatori dell'Università della California a San Francisco (UCSF), con una serie di esperimenti sui roditori descritti sulla rivista "eLife", hanno messo a punto ISRIB o ISR InhiBitor. Si tratta di un farmaco sperimentale che promette di invertire il declino cognitivo in pochi giorni, riavviando il meccanismo di produzione di proteine del cervello dopo che questo è stato inibito da una risposta allo stress del corpo.

Gli studiosi hanno suddiviso i topi in due gruppi, differenziati in base all'età. Gli animali più giovani hanno ricevuto piccole dosi giornaliere di composto per tre giorni. I più anziani, al contrario, sono stati ulteriormente smistati tra quelli che hanno ricevuto il farmaco e gli esemplari del gruppo di controllo. La molecola nel gruppo di topi anziani ha ripristinato la memoria e la flessibilità mentale, ringiovanito il cervello e le cellule immunitarie.

Gli scienziati hanno focalizzato l'attenzione sulla risposta integrata allo stress (ISR) che può essere attivata all'interno di una cellula a causa di determinate condizioni, come un'infezione virale o una mutazione genetica.

Secondo Suzanna Rossi, docente nei dipartimenti di Chirurgia neurologica e Terapia fisica e scienza della riabilitazione presso l'UCSF, il farmaco inibisce codesta risposta e riavvia il meccanismo di sintesi proteica della cellula dopo che questo è stato fermato da una condizione di stress. Questa molecola, oltre a contrastare il declino cognitivo, potrebbe rivelarsi utile contro una serie di malattie, come l'Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica.

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