La pianta che fa "impazzire" dal dolore

A confermare la pericolosità dell'ortica gigante australiana uno studio condotto dai ricercatori dell'Università del Queensland e pubblicato sulla rivista "Science Advances"

La pianta che fa "impazzire" dal dolore

Esiste una pianta le cui foglie possiedono peli urticanti e pungenti come spilli in grado di iniettare nell'organismo che viene a contatto con essi una tossina simile a quella rilasciata dai ragni velenosi e di scatenare, così, un dolore violento. Si tratta dell'ortica gigante dell'Australia, appartenente alla specie Dendrocnide moroides. Il vegetale, noto anche come "pianta dei suicidi" o "gympie gympie" che in aborigeno significa "pianta che punge", è comune nelle aree della foresta pluviale del nord-est dell'Australia e solitamente cresce come un singolo stelo che può raggiungere un'altezza di trenta metri. La pericolosità dell'ortica gigante è segnalata agli escursionisti da cartelli disseminati lungo i percorsi naturalistici e spesso, sono gli stessi visitatori a portare con sé durante i loro cammini respiratori, guanti e antistaminici.

Fantasie e leggende hanno contribuito a diffondere l'aura sinistra di questa pianta. Storie popolari narrano di cavalli che si buttano giù da dirupi dopo averla toccata. Si tramanda che un uomo una volta, schiaffeggiato in faccia e sul dorso con le foglie, provò un dolore intollerabile per due o tre giorni, tanto da non poter dormire. Il bruciore, che lo tormentò per due anni, tornava puntualmente ad ogni doccia. Famose, poi, le testimonianze dei militari. Uno di questi, venuto in contatto con l'ortica, sarebbe rimasto bloccato in un letto di ospedale per due settimane. Un altro, invece, utilizzate le foglie come carta igienica, si sarebbe sparato a causa dell'algia insopportabile, mai provata così intensamente prima di allora.

Il passaggio dal mito alla realtà lo ha segnato uno studio condotto dai ricercatori dell'Università del Queensland e pubblicato sulla rivista "Science Advances". Dopo innumerevoli esperimenti e punture, "È come avere un chiodo conficcato nella carne" ha affermato il biologo Edward Gilding a capo del team, gli scienziati hanno individuato le sostanze coinvolte. L'ortica gigante dell'Australia contiene elevati livelli di una tossina che, una volta iniettata, si attacca alle cellule che rilevano il dolore e le manda in tilt, bloccandole in "modalità dolorosa". Questi composti chimici sono stati ribattezzati "gimpietidi" poiché assomigliano molto alle tossine rilasciate dai ragni velenosi e dalle lumache a cono marine per immobilizzare le loro prede.

Nello specifico gli stessi sono in grado di interferire nel percorso di conduzione del segnale algico nel corpo attraverso i canali ionici del sodio. Dieci anni fa la comprensione di alcuni meccanismi dell'emicrania è avvenuta proprio studiando la cosiddetta pianta della cefalea, chiamata così perché se annusata da soggetti sensibili, scatena in essi tremende crisi di cefalea a grappolo.

Non si può escludere che anche nell'ortica australiana sia presente una simile modalità d'azione. Merita, dunque, uno studio approfondito poiché potrebbe diventare un mezzo per la ricerca farmacologica finalizzata a comprendere i meccanismi del dolore.

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