Fecondazione artificiale importante è il successo al primo tentativo

Gli embrioni da trasferire nell'utero devono essere scelti sulla base della salute genetica

Viviana Persiani

Le tecniche di fecondazione assistita presentano ancora basse percentuali di successo. In Italia, quelle di primo livello (inseminazione intrauterina) si aggirerebbero intorno al 10/12%, mentre quella della fecondazione in vitro è intorno al 17%. Con ripercussioni negative sulla coppia, sia dal punto di vista psicologico sia economico. È fondamentale che i centri di fecondazione artificiale utilizzino, oggi, quelle tecniche che siano in grado di ottenere elevate percentuali di successo (70%) fin dal primo tentativo. Questo oggi è possibile se con le tecniche di fecondazione in vitro gli embrioni da trasferire all'interno dell'utero vengono scelti maggiormente sulla base della loro salute genetica.

La capacità degli embrioni di impiantarsi nell'utero dipende per il 70% dalla loro normalità genetica e per il 30% dalla capacità del tessuto all'interno dell'utero, detto endometrio, di essere sincrono e in grado di produrre alcune molecole essenziali per l'impianto della blastocisti. Se si vuole pertanto dare a una coppia le massime possibilità di successo con la fecondazione in vitro, bisogna agire su entrambe le componenti suddette.

Per legge, tutte le coppie che si sottopongono alla PMA hanno il diritto di conoscere lo stato di salute dei propri embrioni prima che questi vengano trasferiti all'interno dell'utero materno. La recente tecnica di analisi cromosomica mediante NGS (Next generation sequencing) consente ora di valutare non solo tutti i cromosomi dell'embrione, ma anche il Dna mitocondriale. La diagnosi preimpianto viene effettuata a livello di blastocisti prelevando 5/10 cellule dal trofoectoderma, ossia da quel tessuto che darà origine alla placenta, che sono geneticamente identiche a quelle embrionarie. Questo tipo di biopsia, non essendo fatta direttamente sull'embrione, non ha impatto negativo sull'impianto dello stesso. A prescindere dall'età della donna, il trasferimento di un'unica blastocisti sana consente di ottenere circa il 70% di successo, con una percentuale di aborto del solo 10% e con il rischio di gemellarità non superiore al 4%.

I vantaggi della tecnica di diagnosi preimpianto, pertanto, possono essere sia di tipo preventivo (riduzione del rischio riproduttivo di fallimento), terapeutico (riduzione del rischio di abortività spontanea o terapeutica) e migliorativo (aumento delle percentuali di successo delle tecniche di PMA). La percentuale di gravidanza clinica è del 60/70% con il trasferimento di una singola blastocisti.

Una volta che si hanno embrioni sani si deve essere sicuri della qualità del «terreno» in cui si va a impiantarli, ovvero dell'endometrio, il tessuto che riveste l'utero.

Se si effettua un particolare test (ERA-test), oggi si è in grado di identificare esattamente la finestra di impianto e, quindi, di effettuare un transfer personalizzato con una riduzione del fallimento di impianto e dell'abortività. Sicuramente anche una migliore selezione degli spermatozoi da iniettare all'interno dell'ovocita può contribuire sensibilmente ad aumentare le percentuali di successo.

Oggi non è più giustificato che la coppia si rechi all'estero per ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa o per congelare embrioni soprannumerari. Le percentuali di successo, dopo circa 400 casi, effettuati nello European Hospital - Casa di Cura Villa Mafalda di Roma sono del tutto simili a quelle degli altri Paesi.

Come spiega il dottor Ermanno Greco: «La possibilità di

effettuare un test di screening sulla salute del feto, con un semplice prelievo di sangue alla madre alla decima settimana di gravidanza, consente ancora di più quel percorso che noi chiamiamo gravidanza sicura e informata».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica