Secondo recenti dati la malattia colpisce in maniera approssimativa 1,5-2 milioni di italiani, soprattutto di età compresa fra i 25 e i 55 anni. Ad esserne maggiormente interessate sono le donne con un rapporto di incidenza rispetto agli uomini pari a circa 9:1. Con il termine fibromialgia si intende un dolore (algos) proveniente dai muscoli (mya) e dai tessuti fibrosi (fibro) come tendini e legamenti. Si tratta, dunque, di una malattia reumatica che, colpendo l'apparato muscolo-scheletrico, si caratterizza per la presenza di dolore cronico e rigidità in molte sedi dell'apparato locomotore. Poiché i segni clinici possono presentarsi contemporaneamente, si parla di sindrome fibromialgica.
In passato la patologia veniva considerata come una fibrosite. Alla fine degli anni '40, esclusa la presenza di infiammazione, fu decretato che la fibromialgia aveva una base psicologica. Attualmente la classificazione internazionale delle malattie afferma che questo disturbo dovrebbe essere classificato come sindrome somatica funzionale. Pur non essendo state ancora stabilite le cause, si ritiene che la fibromialgia abbia una genesi multifattoriale. In quasi tutti i casi il suo esordio è correlato ad un evento apparentemente non associabile al disturbo: trauma fisico, psichico, malattia ad eziologia virale ecc. Esistono alcuni fattori associati alla malattia:
1) Alterazione a livello dei neurotrasmettitori
- Un forte stress endogeno o esogeno altera il funzionamento dei neurotrasmettitori cerebrali (serotonina, noradrenalina, dopamina) e contribuisce all'insorgenza dei sintomi dolorosi;
- Allo stesso tempo il sistema endocrino e quello immunitario sono interessati dal malfunzionamento delle reti neuronali-cerebrali;
- L'iperattività del sistema nervoso neurovegetativo provoca un deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare che si traduce in iperalgesia.
2) Stress fisico e/o emotivo
- La patologia è frequentemente associata a condizioni come la sindrome da fatica cronica, il disturbo post-traumatico da stress, la depressione e la sindrome del colon irritabile;
- Da non sottovalutare, poi, i traumi fisici: al cervello, al midollo spinale, il colpo di frusta cervicale.
3) Disequilibrio ormonale
- Nei soggetti fibromialgici sono state osservate alterazioni dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Non si esclude, quindi, che una causa della malattia possa essere una perturbazione del sistema endocrino.
4) Infezioni
- Alcune patologie, spesso ad eziologia virale, possono innescare o aggravare i sintomi. Tra queste si ricordino: la mononucleosi infettiva, il morbo di Lyme, la sindrome da contaminazione batterica del tenue.
Il dolore cronico e diffuso, la principale manifestazione della fibromialgia, sembra essere l'esito di una serie di squilibri neuro-chimici del cervello. Sono state formulate diverse ipotesi per cercare di comprendere l'insorgenza dell'algia. Una fra tutte è la teoria chiamata 'sensibilizzazione centrale', secondo cui i pazienti fibromialgici presentano un'ipersensibilità ai segnali di dolore. In parole povere essi avrebbero una soglia più bassa a causa di una maggiore reattività rispetto ai segnali trasmessi nel midollo spinale e/o nel cervello. Altri sintomi associati alla malattia comprendono: astenia (affaticamento cronico e stanchezza abnorme), disturbi del sonno e dell'umore, sindrome del colon irritabile.
Al momento non esiste una cura. Sono tuttavia disponibili diversi approcci terapeutici che consentono di controllare e alleviare i sintomi: farmaci antidepressivi e antidolorifici, esercizio fisico e tecniche di rilassamento.
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