Fumare rende più probabile l'influenza

Una nuova ricerca della Yale University ha evidenziato come i fumatori siano più sensibili alla comune influenza: le protezioni del naso non sarebbero in grado di combattere virus e sostanze nocive contemporaneamente

Fumare rende più probabile l'influenza

Fumare, non è di certo una sorpresa, è una pessima abitudine per la salute. Ma ciò che ancora non si sapeva con certezza è come i fumatori siano più vulnerabili al raffreddore e all'influenza. La scoperta proviene dalla Yale University: alcuni scienziati hanno identificato un punto debole dell'organismo, sia per chi fuma che per coloro che sono esposti alle tossine presenti nell'aria. Il nostro naso può combattere sia le sostanze chimiche sprigionate dal fumo sia l'aggressività dei virus, ma fallirebbe nel gestirli contemporaneamente. Come affermato al DailyMail dalla stessa autrice principale, la dottoressa Ellen Foxman: "Questo è un grande indizio in termini di risoluzione del rompicapo. Spesso le persone hanno virus nei loro passaggi nasali ma non si ammalano. E se potessimo scoprire come poter fare affinché possa accadere più spesso?"

Il team di scienziati ha analizzato cellule polmonari e nasali in laboratorio, esponendole a un virus per studiare la prima linea di difesa che viene messa in atto dall'organismo, che fa sì che successivamente ci si possa ammalare o meno. Entrambi i tipi di cellule hanno risposto bene agli attacchi del virus. Ma, per la prima volta, è stato notato che le cellule, per fermare l'agente esterno, hanno prodotto una doppia risposta, antivirale e ossidativa, ovvero contro le sostanze come il tabacco e il polline. L'aspetto più sorprendente è che queste risposte non avvenivano contemporaneamente. Per verificare meglio, sono state esposte le cellule al fumo di sigaretta e al rinovirus e si è potuto confermare quanto notato in precedenza. Solo dopo che le cellule nasali si sono difese contro il fumo, hanno potuto cominciare a combattere il virus con la stessa forza.

L'unico aspetto che ancora è poco chiaro è perché alcune persone si ammalino e altre no. Ma, secondo la dottoressa Foxman, questi risultati sono un trampolino di lancio verso una futura scoperta: "Abbiamo trovato un collegamento tra il tentativo di difendersi dai danni chimici o ambientali e l'essere più suscettibili alle infezioni virali. Ora stiamo cercando di approfondire ulteriormente questa interazione".

Studiare in laboratorio il fumo di sigaretta può essere utile per capire il modo in cui le sostanze chimiche influenzino il rischio di ammalarsi: ciò, dunque, potrebbe essere il punto fondamentale da cui partire per ridurre in futuro le malattie.

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