La sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è una malattia infettiva causata dal virus Hiv, ovvero il virus dell'immunodeficienza umana. L'azione principale di quest'ultimo è quella di ridurre le difese immunitarie distruggendo le cellule CD4 e lasciando l'organismo privo di globluli bianchi. Dall'infezione alla patologia conclamata possono trascorrere anche molti anni. L'Hiv si trasmette in qualsiasi stadio della malattia tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con il sangue infetto, contagio verticale tra madre e figlio durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno. Generalmente la manifestazione del virus avviene in due distinte fasi. Nella prima, dopo alcune settimane dall'infezione, i soggetti possono lamentare i sintomi di una sindrome parainfluenzale: dolori articolari e muscolari, febbre, gonfiore delle ghiandole linfatiche, sudorazioni notturne, manifestazioni cutanee. Se non controllata rapidamente con la terapia antiretrovirale (consistente in associazioni di farmaci che bloccano la replicazione del virus), l'infezione degenera in AIDS. In questa seconda fase non è raro che si manifestino infezioni causate da patogeni opportunisti già presenti nell'organismo che portano allo sviluppo di patologie spesso potenzialmente mortali. La diagnosi è formulata a seguito di un test del sangue (ELISA) in grado di rilevare anticorpi specifici del virus.
Per la prima volta gli scienziati sono riusciti a rimuovere completamente il virus dell'Hiv dal genoma di un essere vivente. Lo straordinario trattamento, per ora testato su topi infetti, è stato messo a punto da un gruppo di ricerca guidato da Kamel Khalili della Temple University di Philadelphia e dalla University of Nebraska Medical Center. Tra gli scienziati anche nomi italiani, fra cui Martina Donadoni, Pasquale Ferrante e Pietro Mancuso. Il trattamento si basa su un approccio combinato che unisce la tecnica di modifica genetica chiamata CRISPR/Cas9 con gli antiretrovirali veicolati da nanocristalli. La terapia, chiamata Laser Art, svolge più funzioni contemporaneamente.
Non solo permette che il farmaco si dissolva più lentamente, ma ne diminuisce la frequenza di somministrazione e di conseguenza aumenta in termini di durata la sua efficacia. Un terzo dei topi curati in questo modo sono guariti completamente. Per gli esseri umani il trattamento potrebbe essere disponibile già a partire dal prossimo anno.
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