Svenimenti improvvisi, momenti di buio e un dolore improvviso al petto. Il piccolo paziente soffre di asistolia da quando aveva sette anni, ma adesso, a 14, potrà fare una vita normale, grazie al mini pacemaker senza fili che i medici gli hanno impiantato nel cuore. È successo all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. È grande quanto una moneta da un euro: 2 centimetri di larghezza e 2 grammi di peso. Così, il ragazzo è diventato "il più giovane paziente italiano" ad aver subito un intervento simile e "il secondo caso al mondo".
Il ragazzino, dall'età di 7 anni, soffre di asistolia, un'alterazione del ritmo cardiaco che, per un certo periodo, non permette al cuore di battere nel modo corretto. Ma il pericolo, in questi casi, non è solo legato ai traumi che si possono verificare per lo svenimento che accompagna l'asistolia. Il rischio più grande, infatti, è che il cuore non riparta nel modo corretto, generando un'aritmia mortale. Così, quando i medici si rendono conto di questa eventualità, capiscono che ci vorrebbe un pacemaker, ma il ragazzino vorrebbe continuare a correre e giocare, come tutti i suoi amici. Allora, genitori e dottori decidono di aspettare, ma dopo due anni, in piena notte, il battito del cuore del piccolo paziente si ferma per 18 secondi. Poi riparte, ma l'équipe dell'ospedale si rende conto di non poter più rimandare.
Ma il ragazzino non vuole fili, impedimenti o cicatrici. Allora, i medici pensano al un sistema stimolazione cardiaca miniaturizzato, il più piccolo pacemaker al mondo, secondo quanto riporta AdnKronos. La batteria del dispositivo, che non ha bisogno di essere alimentato da alcun filo, dovrebbe durare una decina d'anni. Il sistema usato dai medici permette al 14enne di vivere una vita normale, senza gli impedimenti legati al classico pacemaker, che non permette alcuni movimenti del braccio e rende difficile praticare nuoto, tennis e attività sportive in generale.
Inoltre, questa tecnologia non è invasiva: non richiede, cioè, né tagli né incisioni. La sonda, infatti, "passa attraverso la vena femorale", spiegano i medici, che precisano come "l'incognita maggiore riguardava il diametro della vena". Infatti, "trattandosi di un ragazzino, lo strumento che ci permette di raggiungere il cuore poteva avere dimensioni maggiori del vaso sanguigno, perciò abbiamo dovuto agire con estrema delicatezza.
Siamo risaliti dall'inguine con il dispositivo che libera il pacemaker, lo abbiamo posizionato all'interno del cuore, nel ventricolo destro, e lo abbiamo rilasciato nel sito d'ancoraggio, dove rimane grazie a piccoli ganci".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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