Insulina: presto si prenderà una pastiglia al posto della classica inizione. Giunge una novità in campo medico che potrebbe sostituire la classica puntura, rendendo più agevole la vita di milioni di pazienti affetti da diabete. La patologia di tipo 1, legata all'incapacità del pancreas di produrre autonomamente l'insulina, richiede da sempre un'iniezione per regolare i livelli glicemici nel sangue. Da tempo gli scienziati stanno studiato una soluzione alternativa, un farmaco che possa essere somministrato per via orare. Fino a poco tempo fa la sperimentazione non aveva prodotto i risultati sperati: le pastiglie create hanno incontrato la resistenza di stomaco e intestino, incapaci di assorbire adeguatamente il prodotto. Ma una ricerca recente ha fornito risultati incoraggianti: la sperimentazione in vitro e sui topi ha mostrato esiti positivi, tanto da far partire un percorso mirato. Una serie di test che, in pochi anni, potrebbero coinvolgere l'uomo stesso.
Il percorso di ricerca, con a capo Samir Mitragotri, è stato avviato presso l'Harvard University e pubblicato su PNAS. Il team si è concentrato sulla produzione di una pasticca in grado di superare l'azione dei succhi gastrici dello stomaco, entrando all'interno dell'intestino senza intaccare la flora presente, fino al rilascio nel sangue. La sperimentazione ha prodotto una capsula con rivestimento enterico resistente agli acidi, contenente un liquido ionico costituito da colina e acido geranico, al cui interno è protetta l'insulina. Schermata da questa incredibile barriera, l'insulina riesce a superare lo stomaco e i succhi gastrici, fino a giungere all'intestino dove, grazie al suo rivestimento speciale, si disperde per immettersi finalmente nel sangue.
Un vantaggio incredibile e una facilità di utilizzo importante: l'assunzione per via orale risolverebbe positivamente la problematica, ovviando l'utilizzo della siringa non sempre così immediato.
Sull'argomento è intervenuto in modo più cauto Lorenzo Piemonti, direttore dell’Istituto di Ricerca sul Diabete dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, con una dichiarazione rilasciata all'Ansa: "questa insulina, testata per ora solo nel ratto, ha richiesto dosaggi cinque volte superiori a quelli della somministrazione sottocute; inoltre, non ci sono dati su animali metabolicamente più simili all’uomo e, cosa più importante, su modelli di diabete". Il percorso richiederà altri anni di test ed esperimenti, anche per comprendere e superare i limiti legati all'assorbimento di questo farmaco, che forse potrà affiancare e integrare la cura anziché sostituirla.
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