Luppolo: proprietà, benefici e controindicazioni

Le proprietà curative di questa pianta sono note sin dall'antichità. A studiarle per prima con rigore scientifico fu Hildegard von Bingen presso l'Abbazia di St. Rupert in Germania

Luppolo: proprietà, benefici e controindicazioni

Ingrediente principale della birra, il luppolo (Humulus lupulus) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Cannabaceae che predilige terreni umidi e freschi. Per questo motivo è facile trovarlo lungo i fiumi e i corsi d'acqua al di sotto dei 1.200 metri di altezza. L'arbusto si riconosce per via di caratteristiche peculiari, il suo apparato è infatti costituito da rizomi e da radici vere e proprie. I primi, di grosse dimensioni, si sviluppano a una profondità di circa 20-30 centimetri. Le radici, invece, si espandono nel suolo fino a 3 metri.

Il luppolo è un vegetale dioico, ciò significa che alcuni esemplari presentano fiori maschili e altri fiori femminili. Proprio questi ultimi sono i più ricercati in ambito erboristico poiché ricchi di ghiandole resinose dalle quali si ottengono sostanze amare e oli essenziali. Scopriamo insieme le innumerevoli proprietà della pianta e come queste possono essere sfruttate per contrastare o per prevenire differenti problematiche di salute.

Luppolo, un po' di storia

Luppolo

Le origini del luppolo affondano le radici nell'antichità, basti pensare che gli Egiziani lo usavano come rimedio fitoterapico per la cura della lebbra. I Romani, dopo aver conquistato la Britannia, iniziarono ad aggiungerlo alle loro bevande assieme ad altre erbe quali mirto, fieno, maggiorana, menta, rosmarino e camomilla. Fu poi nel XII secolo che vennero riconosciute le sue proprietà curative, in particolare depurative e vermifughe, grazie agli studi botanici condotti da Hildegard von Bingen presso l'Abbazia di St. Rupert in Germania.

Attorno al '500 la pianta divenne estremamente importante per l'economia europea al punto da essere commercializzata più del vino e dell'olio. Il suo prestigio fu riconosciuto dal duca Guglielmo IV di Baviera che, nel 1516, emanò la famosa legge sulla purezza, conosciuta anche con il nome originale "Reinheitsgebot". Essa imponeva ai birrifici di impiegare solo acqua, orzo e luppolo.

Quasi sicuramente importato dai lavoratori fiamminghi, l'utilizzo dell'arbusto si diffuse in Gran Bretagna verso il 1400 anche se, per quasi due secoli, venne aspramente osteggiato. Solo nel 1554 il Parlamento, con un apposito atto, ne legalizzò la coltivazione. In Italia, a Forlì, il primo a coltivare il luppolo fu Gaetano Pasqui. A partire dal 1847 e per sei mesi egli lavorò assieme al fratello, ottenendo buoni risultati che si concretizzarono dopo circa dieci anni quando, il loro sforzo, portò alla nascita di ben 3.500 piante.

Le proprietà del luppolo

Luppolo

I principi attivi contenuti nel luppolo, scientificamente analizzati, sono numerosi e ciascuno di essi conferisce alla pianta virtù terapeutiche non indifferenti:

  • fitoestrogeni: seppur presenti in bassa concentrazione (il più importante è l'8-prenilnaringenina), essi mimano l'azione degli estrogeni, ormoni fondamentali per la salute femminile;
  • acidi fenolici: in particolare l'acido caffeico possiede proprietà antinfiammatorie;
  • tannini: queste molecole, interagendo con le proteine, ne diminuiscono la permeabilità. Per questo motivo si rivelano efficaci nel contrastare disturbi gastrointestinali;
  • luppolina: questa sostanza resinosa contenuta nei fiori femminili presenta effetti sedativi;
  • flavonoidi prenilati: in particolare lo xantumolo ha proprietà antiossidanti;
  • acidi alfa e beta: sono sostanze aromatizzanti che conferiscono alla birra un sapore amaro.

I benefici del luppolo

Luppolo

In virtù dei suoi principi attivi, il luppolo è in grado di contrastare differenti problematiche di salute. È sicuramente degna di nota l'attività dei fitoestrogeni che svolgono un ruolo decisivo nella prevenzione delle patologie cardiovascolari. Diversi studi, ad esempio, hanno evidenziato la loro capacità di arrestare lo sviluppo delle placche aterosclerotiche. Gli stessi fitoestrogeni, poiché mimano l'azione degli ormoni estrogeni, possono essere utilizzati per lenire i tipici sintomi della menopausa.

La luppolina, associata ai flavonoidi prenilati, svolge un'azione sedativa e ipnotica, in quanto regolarizza le risposte indotte dal neurotrasmettitore GABA ai recettori GABAA. La pianta può quindi essere usata in caso di stati di ansia, stress e insonnia. I flavonoidi, inoltre, sono considerati dei veri e propri antinfiammatori naturali. In particolare lo xantumolo blocca la sintesi endogena delle prostaglandine e permette la riduzione del dolore associato al processo flogistico.

L'olio essenziale di luppolo ha altresì proprietà antibatteriche e risulta particolarmente efficace contro i seguenti patogeni: Staphylococcus aureus, Helicobacter pylori, Bacillus subtilis, Mycobacterium tubercolosis e Trichophyton mentagrophytes. In ambito cosmetico, infine, l'arbusto promuove l'attività metabolica delle cellule del cuoio capelluto, favorendo così la crescita di capelli forti e sani.

Luppolo, modalità d'uso e controindicazioni

Luppolo

Svariate sono le modalità d'impiego del luppolo. Esso può essere utilizzato sotto forma di tintura madre o di estratto secco per preparare decotti e infusi. Con l'infuso si possono ottenere lozioni per lenire i dolori muscolari e per idratare la pelle secca.

Generalmente ben tollerata, la pianta non va usata in gravidanza, durante l'allattamento e da donne che soffrono di endometriosi o di tumore al seno.

L'assunzione è poi sconsigliata in concomitanza con farmaci metabolizzanti e in soggetti affetti da depressione poiché il disturbo può sensibilmente peggiorare. Infine, il luppolo non deve essere somministrato in previsione di un intervento chirurgico che prevede l'anestesia totale. La sua azione sedativa, infatti, potrebbe causare una sonnolenza eccessiva.

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