Una nuova speranza è in arrivo per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative grazie ad una nuova e innovativa tecnica di neuroimaging.
Essa consentirà diagnosi precoci. Da uno studio approfondito sulle malattie neurovegetative è emerso che alterazioni delle cellule non neuronali, in particolare microglia ed astrociti. Da essi dipende la neuroinfiammazione. Essi precedono e accompagnano la neurodegenerazione in tutte le sue fasi.
Oggi grazie ai progressi compiuti nella diagnostica è possibile controllare costantemente lo stadio della neuroinfiammazione. Patologie come ictus, trauma cranico, Parkinson, Alzheimer, Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Demenza Fronto Temporale, Demenza con Corpi di Lewy, possono essere bloccate sul nascere. “La neuroinfiammazione è una risposta infiammatoria interna del Sistema Nervoso Centrale mediata dalla produzione di citochine, chemochine, e altri messaggeri dell’infiammazione, prodotti dalle cellule non neuronali (microglia e astrociti), cellule endoteliali e cellule immunitarie di provenienza periferica. Ne conseguono alterazioni fisiologiche, patologiche e immunitarie", afferma il Prof. Luca Steardo, Neurologo, Prof. Ordinario di Farmacologia e Farmacoterapia presso l’Università Sapienza di Roma. "Una neuroinfiammazione che non risponde ai segnali di spegnimento è responsabile di una costante iperproduzione di segnali tossici. Alla fine essi provocano danno e morte neuronale. Tenendo conto che questi eventi prendono avvio decenni prima della comparsa clinica dei disturbi ne discende la necessità di una diagnosi precoce. L’imaging è un prezioso strumento in questo senso” : spcifica il neurologo.
Le tecniche di visualizzazione cerebrale consentono dunque di svelare segreti sulla neuroinfiammazione diagnosticandola per tempo. “Il neuroimaging ha conosciuto in questi anni incredibili progressi - spiega l’esperto - La Risonanza Magnetica Nucleare (MRI) permette studi accurati morfostrutturali delle aree cerebrali implicate nelle patologie degenerative. Prezioso è il contributo fornito dalla PET (Tomografia a Emissioni di Positroni), una nuova tecnica di indagine medico-nucleare, perfezionata nelle nuove apparecchiature 3D” .
Non solo la diagnosi, anche l’intervento deve essere precoce. Intervenire prima della comparsa di ogni deficit di memoria riduce significativamente l’intensità e ritarda la comparsa delle alterazioni. Lo studio attivato dal team di ricerca del prof Steardo ne è la testimonianza. Esso è stato condotto con la palmitoiletanolamina (PEA) ultramicronizzata somministrata cronicamente al topo portatore di tre alterazioni genetiche, responsabili dell’Alzheimer. Grazie a questo studio approfondito ci si è resi conto che è necessario, per una terapia efficace, modulare l’attività delle cellule gliali.
La PEA, sostanza con proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive, prodotta dallo stesso sistema nervoso centrale on demand ogni volta che è esposto a uno stimolo, ha dimostrato questa capacità. Il suo meccanismo d’azione a livello nucleare rivoluziona il modo di intervenire tempestivamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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