I polmoni, i principali organi della respirazione, sono situati nella cavità toracica ai lati del cuore. Hanno la capacità di espandersi e di rilassarsi seguendo i movimenti della gabbia toracica e del diaframma. Il loro compito, dunque, è quello di trasportare l'ossigeno ai fluidi corporei, come il sangue, e di espellere l'anidride carbonica. Il polmone destro, più pesante, è diviso in tre lobi (superiore, medio, inferiore). Quello sinistro, invece, possiede solo il lobo superiore e il lobo inferiore. La particolare struttura dei polmoni li espone all'attacco di virus e batteri sia dall'aria che dal sangue.
Per scongiurare tali evenienze, risulta essere fondamentale il ruolo dei macrofagi. Si tratta di cellule immunitarie che possono avere origini differenti e svilupparsi dai monociti, ovvero globuli bianchi suddivisi in differenti tipologie principali geneticamente determinate. Nell'uomo, due di queste sono monociti CD14+ "classici" e monociti CD16+ "non classici". I ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia, con uno studio pubblicato su "Immunity", hanno scoperto che in alcuni casi i macrofagi che si sviluppano nei polmoni possono contribuire a peggiorare l'attacco di un virus (ad esempio del Covid) e a svillupare gravi malattie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Gli scienziati, al fine di studiare lo sviluppo dei macrofagi in un polmone vivente, hanno utilizzato un modello a sua volta combinato con il sequenziamento dell'RNA, un metodo per indagare l'attività genica delle singole cellule. È emerso che i monociti classici migrano nelle vie aeree e nel tessuto polmonare, per poi essere convertiti in macrofagi che proteggono la salute e la funzione dei polmoni. Inoltre, sono stati identificati speciali monociti, HLA-DRhi, intermedi tra un monocita del sangue e un macrofago delle vie aeree. Diversamente, i monociti non classici non migrano nel tessuto polmonare.
Si è altresì constatato che alcuni macrofagi potrebbero innescare una serie di gravi patologie polmonari. Ad esempio, nell'infezione da coronavirus, i ricercatori ritengono che i macrofagi protettivi e antinfiammatori siano sostituiti da macrofagi polmonari pro-infiammatori dai monociti del sangue. I pazienti affetti da Covid hanno, inoltre, meno monociti HLA-DRhi nel sangue, probabilmente perché essi si spostano da quest'ultimo ai polmoni.
«Dato il ruolo importante nelle risposte infiammatorie rapide - afferma Tim Willinger, coordinatore dello studio - i nostri risultati indicano che i trattamenti futuri dovrebbero concentrarsi su macrofagi e monociti infiammatori per ridurre il danno polmonare e la mortalità da Covid grave».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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