Psicobiotici, ecco i batteri (intestinali) che regolano l'umore

Una review mostra che alcuni ceppi di batteri (probiotici) migliorano le performance del sistema emotivo e del sistema nervoso

Psicobiotici, ecco i batteri (intestinali) che regolano l'umore

Hanno nomi latini, A. muciniphila, L. plantarum, K. pastoris, L. casei, L. paracasei e rappresentano quelle famiglie di batteri che dovremmo farci amici. Di più: portarcele appresso, perché possono migliorare le performances del nostro sistema emotivo e del sistema nervoso centrale in genere. Abitano nel nostro intestino - quando ci alimentiamo in un certo modo, soprattutto con cibi fermentati e fibre vegetali - si nutrono grazie a noi, trovano riparo nei nostri corpi, e in cambio, ci fanno stare bene.

Una review pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences, presenta una carrellata di lavori sul ruolo dei microrganismi intestinali (anche se sarebbe più corretto dire sulla loro assenza) in alcune malattie, Alzheimer, Parkinson, depressione e autismo.

Perchè si chiamano psicobiotici

Lo psichiatra Ted Dinan e il neuroscienziato John F. Cryan hanno introdotto il nuovo termine per quei probiotici che influiscono positivamente sulla salute dei pazienti con disturbi mentali.

“Gli psicobiotici differiscono dai probiotici nella loro capacità di produrre o stimolare la produzione di neurotrasmettitori, acidi grassi a catena corta, ormoni enteroendocrini e citochine antinfiammatorie. L'efficacia degli psicobiotici è attribuita alla loro influenza sull'asse microbiota-intestino-cervello. Questo asse è una via di comunicazione bidirezionale continua tra il microbioma intestinale e il sistema nervoso centrale”, si legge nella review.

Sappiamo che il microbiota, l’insieme dei batteri intestinali, influenza il funzionamento del sistema nervoso. E che l’asse intestino-cervello è collegata, dal sistema nervoso intestinale e dal nervo vago, al sistema immunitario e alle vie endocrine e metaboliche.

Le relazioni sono reciproche. Il microbiota intestinale reagisce alla presenza di neuroormoni nell'ambiente e li produce (serotonina, dopamina e noradrenalina). Si pensi che quasi la metà della dopamina nel corpo umano è prodotta da microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale. Il microbiota intestinale contribuisce anche a produrre gli ormoni dello stress.

I risultati sull'Alzheimer

L’intestino dei malati di demenze e di Alzheimer contiene un numero ridotto di batteri “buoni”, quelli di sintesi del butirrato (Butyrivibrio hungatei e B. proteoclasticus, Eubacterium eligens, E. hallii ed E. rectale, Clostridium spp. ceppo SY8519, Roseburia hominis, e F. prausnitzii) e anche un numero maggiore di batteri pro-infiammatori (tra cui Odoribacter splanchnicus e Bacteroides vulgatus).

Studi sui modelli animali hanno mostrato che il microbiota intestinale, producendo acidi fenolici e il metabolismo delle fibre in acidi grassi a catena corta, può inibire la progressione della malattia in caso di demenza o Alzheimer lieve.

I risultati sulla depressione

Nel caso delle depressioni, in tutti gli studi analizzati, sono stati osservati miglioramento dei sintomi dopo i trial condotti con supplementazione specifica di probiotici. Lo studio che ha indagato gli effetti collaterali ha mostrato un leggero aumento di eventi avversi (sonnolenza transitoria) nel gruppo che assumeva probiotici rispetto al placebo.

“La depressione è una malattia globale che colpisce più donne che uomini. Secondo le stime, circa il 5,0% degli adulti soffre di depressione (5,7% tra gli adulti di età superiore ai 60 anni). Il trattamento standard dei pazienti depressi si basa sugli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina - scrivono gli autori della review - Tuttavia, tale terapia non è sempre sufficiente. Gli scienziati sono alla ricerca di nuove soluzioni terapeutiche per i pazienti con depressione. Gli ultimi anni hanno portato l'interesse e lo sviluppo del lavoro sull'asse microbiota-intestino-cervello, in particolare si sono osservati i cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale nei pazienti con depressione. Le persone con depressione il più delle volte hanno un numero ridotto di batteri dei generi Bifidobacteriume Lactobacillus”.

I risultati sull'autismo

L'autismo è una sindrome sempre più frequente in bambini e adolescenti. È spesso accompagnata da problemi digestivi, come diarrea, costipazione, flatulenza o enterite autistica. I sintomi gastrointestinali non trattati esacerbano i problemi comportamentali nei bambini. Esaminando i vari studi gli autori hanno concluso, che un’integrazione probiotica ha migliorato i risultati nelle scale di valutazione della gravità dell'autismo. Gli effetti benefici includevano una maggiore attenzione, capacità comunicative, socialità, interazione e autonomia personale.

Perciò gli autori concludono che un'integrazione con probiotici o una dieta studiata ad hoc potrebbero essere efficaci in molte malattie psichiatriche.

Si tratterebbe di una soluzione che offre molti effetti positivi, sia per il paziente (migliora il suo benessere emotivo) sia per l'economia. È importante sottolineare che gli psicobiotici riducono l'incidenza degli effetti collaterali.

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