Mara Agostoni
Pensavamo di avere alcuni nemici. Scopriamo invece di avere moltissimi amici. Miliardi. Con i progressi nella ricerca, l'universo di batteri ospitato nel corpo umano si mostra sempre più come un alleato della salute. Si nascondono nei villi intestinali, nelle pieghe della pelle, sotto le palpebre, e lavorano non solo per convivere in pace fra loro e nell'organismo, ma per farlo funzionare bene. Noi forniamo vitto e alloggio, loro partecipano all'economia della casa. Dopo avere isolato salmonella, shigella ed escherichia coli, la scienza si concentra oggi sui batteri buoni. Scoprendo cosa? Microbi che aiutano a dimagrire o proteggono gli occhi.
LA CONVIVENZA
Si chiama microbiota il popolo dei microrganismi ospitato dal corpo umano. Secondo alcune stime ammonta a un milione di miliardi di cellule, dieci volte quelle dell'organismo. Più recentemente, una équipe di scienziati di Israele e Canada li ha ricalcolati in 39mila miliardi, contro i 30mila miliardi di cellule umane. Saremmo più microbi che umani, se non fosse per le dimensioni: molto piccoli, tutti i microrganismi ammontano all'1-2% della massa corporea di un uomo, circa un chilo e mezzo. E se non fosse per la defecazione: il 70% del microbiota si trova nell'intestino e le feci sono composte al 60% di batteri. La convivenza fra l'individuo e il suo microbiota, diverso da persona a persona, è il risultato di un equilibrio ricercato in continuazione. Le alterazioni di questo popolo di microrganismi, in numero e composizione, chiamate disbiosi, possono essere causate da stress, da un'alimentazione squilibrata, da fattori ambientali o interventi come le terapie antibiotiche. E sono spesso associate a disturbi e malattie. E' questo il campo che i ricercatori stanno in particolar modo esplorando. I risultati riguardano le più diverse discipline, dalla gastroenterologia all'oncologia, dalla dermatologia alle neuroscienze.
I DIETOLOGI
Ci sono batteri capaci di aumentare le calorie assorbite dall'organismo trasformando carboidrati normalmente scartati dagli enzimi umani. Lo fanno i Firmicutes, presenti in maggior numero negli individui sovrappeso. Gli studi condotti sul tema mostrano una sorta di meccanismo a doppio senso, in cui può essere la condizione di obesità a influenzare la composizione della flora batterica e in cui due specie di batteri, Firmicutes e Bacteroides, crescono e diminuiscono come su due piatti di una bilancia: se un individuo obeso perde peso, il numero dei Bacteroidetes aumenta a discapito dei Firmicutes, se torna a ingrassare le proporzioni fra i due tipi di batteri si invertono.
I ricercatori dell'Università degli Studi di Milano hanno fatto un passo in più. In uno studio si è usata la stimolazione magnetica transcranica profonda (una terapia usata ad esempio per alcune emicranie) per modificare il microbiota e favorire il calo di peso nei pazienti obesi: dopo 5 settimane di trattamento, è risultata una perdita di peso del 3% e del grasso corporeo del 4% ed è aumentata la quantità dei batteri buoni. La sperimentazione fa riferimento a quello che gli studiosi chiamano «asse intestino-cervello».
L'OCCHIO HA LA SUA PARTE
Se l'intestino fa la parte del leone, il microbiota colonizza molta parte del corpo umano: pelle, naso, bocca, vagina. La ricerca di un gruppo di scienziati di San Diego ad esempio ha indicato che batteri che normalmente risiedono sulla pelle umana esercitano un'azione antimicrobica contro lo stafilococco aureo e potrebbero essere utilizzati nel trattamento della dermatite atopica e altre infezioni. Anche il microbiota del cavo orale (si stimano circa 700 specie procariote) svolge un ruolo importante nel mantenere un ambiente siologicamente funzionante e le sue variazioni sono studiate nell'instaurarsi di malattie periodontali. Uno studio, pubblicato lo scorso marzo su Jama Oncology da una equipe di New York, mostra come due batteri della bocca, Corynebacterium and Kingella, sono associati con un ridotto rischio di una tra le più diffuse e gravi patologie del cavo orale, il carcinoma orale a cellule squamose, con potenziali implicazioni nella prevenzione di questa malattia.
E l'occhio? L'esistenza di un suo microbiota è stata oggetto di dibattito: per la presenza ad esempio di lisozima, che ha attività battericida, si pensava che la sua superficie ne fosse priva. Un recente studio del National Eye Institute negli Stati Uniti in particolare ha mostrato che anche l'occhio ha suoi batteri residenti che contribuiscono a proteggere la cornea da infezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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