Continua a salire il numero di contagi da Covid in Italia. Nella giornata di ieri, sabato 31 ottobre, si sono registrati 31.758 nuovi casi a fronte di 215.085 tamponi processati, 801 in più rispetto alla giornata precedente. Ben 297 i decessi. Ancora una volta è la Lombardia la regione più colpità (+8.819), seguita dalla Campania (+3.669), dal Piemonte (+2.887), dal Veneto (+2.697), dalla Toscana (+2.540), dal Lazio (+2.289) e dall'Emila Romagna (+2.046). In attesa del nuovo Dpcm che sarà varato lunedì 2 novembre, al ministero della Salute si sta studiando l'ipotesi di consegnare un saturimetro, ovvero uno strumento in grado di individuare il rischio di polmonite (una delle conseguenze più temibili del coronavirus) ad ogni famiglia. Luca Richeldi, pneumologo primario all'ospedale Gemelli di Roma, presidente della Società italiana di pneumologia e membro del Cts, fa sapere che si è discusso di questa opportunità anche nel Comitato tecnico scientifico. Ma vediamo insieme come funziona questo oggetto che potrebbe salvare la vita.
Noto anche come pulsosimetro od ossimetro, il saturimetro è un dispositivo medico che consente di misurare il grado di saturazione di ossigeno dell'emoglobina presente nel sangue arterioso periferico (definita con la sigla "SpO2"). Contemporaneamente permette, altresì, la misurazione della frequenza cardiaca. Vengono considerati normali valori di ossigeno superiori al 95%. Valori inferiori indicano che il paziente è in uno stato di ipossiemia. Quest'ultima, a sua volta, è lieve quando i valori rilevati sono compresi fra il 91% e il 94%, media se i livelli di ossigeno oscillano fra l'86% e il 90%. Infine tale condizione risulta grave qualora i valori siano uguali o inferiori all'85%. In condizioni normali, cioè in assenza di somministrazione di ossigeno, un valore pari al 100% potrebbe essere espressione di iperventilazione.
Diversi sono i componenti che caratterizzano il saturimetro. Innanzitutto una sonda generalmente a forma di pinza che effettua la misurazione a contatto con il soggetto (dito di una mano, lobo dell'orecchio e piede nei neonati). Ancora un'unità di calcolo e di elaborazione dati che raccoglie quelli della sonda per poi inviarli all'apposito monitor. Il principio di funzionamento è identico a quello della spettrofotometria. La sonda, infatti, è dotata di due diodi fotoemittenti su un braccio della pinza e di un rilevatore sul braccio opposto. I diodi emettono fasci di luce a precise lunghezze d'onda che ricadono nell'intervallo della luce rossa e infrarossa. Durante il tragitto, le radiazioni luminose vengono assorbite dall'emoglobina. L'ossiemoglobina (legata all'ossigeno) assorbe soprattutto luce infrarossa. Quella non legata, invece, acquisisce in particolar modo la luce rossa. Proprio sfruttando tale differenza di assorbimento, l'unità di calcolo riesce a fornire il valore di saturazione.
L'uso del saturimetro è fondamentale per individuare con celerità la presenza di condizioni pericolose per la salute. Nel dettaglio il suo impiego è utile al fine di valutare in generale la funzionalità respiratoria di un individuo nel corso di visite specialistiche, di monitorare in maniera costante il grado di saturazione e la frequenza cardiaca dei soggetti ospedalizzati, di misurare i parametri dei pazienti affetti da malattie delle vie aeree, come polmonite, bronchite cronica, BPCO, asma bronchiale, apnee del sonno. Ancora di determinare la presenza o meno di eventuali danni alla funzionalità respiratoria in persone esposte ad inquinanti. L'utilizzo del saturimetro è semplice. Dopo averlo acceso, si deve posizionare la sonda su un dito, su un lobo dell'orecchio o sul piede nel caso di un neonato. Una volta avviata la misurazione, il risultato comparirà sul monitor.
Gli svantaggi di questo dispositivo medico sono rappresentati esclusivamente dalla presenza di alcune condizioni, fra cui: vasocostrizione periferica, movimenti del paziente, anemia, presenza di blu di metilene nel circolo ematico. Un limite importante del saturimetro è quello di non riuscire a discriminare fra ossiemoglobina (emoglobina legata all'ossigeno) e carbossiemoglobina (emoglobina legata al monossido di carbonio).
Ecco, dunque, che un individuo con un'intossicazione da questo composto tossico, potrebbe manifestare livelli di saturazione di ossigeno normali, quando così non è. Per arginare tale problematica sono stati creati in tempi relativamente recenti i cosiddetti puls-CO-ossimetri.
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