Le sigarette elettroniche spingono i giovani a fumare

Secondo uno studio svolto a Losanna, le sigarette elettroniche porterebbero i più giovani a prendere il vizio

Le sigarette elettroniche spingono i giovani a fumare

Le sigarette elettroniche costituiscono per i giovani la "porta d'ingresso" al tabagismo. Lo dice un team di ricercatori dell'Istituto universitario di medicina sociale e preventiva di Losanna. Per gli esperti "sono seducenti e alla moda" per cui una regolamentazione della loro vendita è necessaria. E raccomandano di trattare la sigaretta elettronica come un derivato del tabacco e vietarla nei luoghi pubblici.

Il campione analizzato, di 42 giovani, dai 16 ai 24 anni, è stato suddiviso in otto gruppi: 4 composti di consumatori di sigarette elettroniche, 2 di fumatori di sigarette tradizionali, uno di non fumatori e, infine, un gruppo misto. Molti di loro hanno spiegato di aver iniziato ad utilizzare lo strumento semplicemente per sperimentarlo, non per smettere di fumare. Altri, soprattutto perchè è permesso nei luoghi in cui non si può fumare. Ma ad attirare i giovani sono soprattutto "l'effetto-moda, l'identificazione con il prodotto, l'aspetto ludico e il gran numero di aromi proposti". In pratica si tratta di "un business, un marketing al quale i giovani sono sensibili".

Sicuramente meno nocivo della sigaretta tradizionale, il vaper non è innocuo, ma è percepito come tale, e questo rappresenta un fattore d'incitazione ulteriore. Molti giovani hanno spiegato di aver ricominciato a fumare e, quando consumano simultaneamente entrambi i prodotti, di fumare più di prima. È anche per questo motivo che, secondo i ricercatori, vietare la sigaretta elettronica permetterebbe di rivolgere ai giovani "un messaggio chiaro".

Il vaper occupa un mercato di quasi 2 miliardi di euro in Europa, mentre quello delle sigarette tradizionali ha raggiunto 80 miliardi. I produttori di sigarette elettroniche sostengono che i loro prodotti contengono molte meno sostanze pericolose rispetto alle sigarette tradizionali.

Ma per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, "i produttori beneficiano di un vuoto giuridico per promuovere i loro prodotti ai giovani che attraggono occultamente la dipendenza da

nicotina nei bambini. Le istituzioni europee e nazionali devono effettuare uno sprint normativo per colmare il vuoto che ancora sussiste nonostante la loro ampia diffusione che permetteranno un migliore controllo del prodotto".

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