Gli scienziati del Wellcome-MRC Cambridge Stemm Cell Institute (CSCI), studiando i cambiamenti cellulari che si verificano nel tessuto mammario nelle donne in allattamento e non, hanno offerto informazioni importanti sulla relazione tra gravidanza, allattamento e tumore al seno. La ricerca è stata pubblicata su "Nature Communications". Il cancro al seno è la seconda neoplasia più frequentemente diagnosticata dopo il tumore al polmone e, con oltre due milioni di nuovi casi ogni anno, è la principale causa di morte nel sesso femminile. Il sintomo tipico è la presenza di uno o più noduli. Tuttavia è fondamentale prestare attenzione ad altre manifestazioni, quali alterazioni della forma del capezzolo, perdite da un solo capezzolo, cambiamenti della forma e della pelle del seno, ingrossamento dei linfonodi ascellari.
Il tessuto mammario è dinamico, ovvero cambia a seconda delle varie fasi della vita: pubertà, gravidanza, allattamento e invecchiamento. Gli studiosi, guidati dalla dottoressa Alecia-Jane Twigger del CSCI, hanno scoperto che le cellule presenti nel latte e ritenute ormai morte o morenti sono in realtà particolarmente attive. Le stesse offrono agli scienziati la possibilità di analizzare non solo le modifiche che si verificano nei tessuti mammari durante l'allattamento, ma permettono altresì di comprendere la modalità di azione di un potenziale indicatore precoce dello sviluppo del tumore al seno. Secondo Twigger sarà anche possibile offrire una risposta a interrogativi tipici: perché alcune donne fanno fatica a produrre il latte? Come si può ovviare a tale problema?
I ricercatori hanno raccolto campioni volontari di latte materno e campioni di tessuto mammario da donne non in allattamento che hanno scelto di sottoporsi a un intervento chirurgico estetico di riduzione del seno. Utilizzando l'analisi di sequenziamento dell'RNA a singola cellula, il team ha condotto un nuovo confronto della composizione delle cellule mammarie, identificando le differenze tra ghiandole mammarie di soggetti in allattamento e individui non in allattamento. La produzione giornaliera tipica per le donne che allattano è compresa fra i 750-800 ml. La quantità presa in esame, invece, è stata di 50 ml, quantitativo che può contenere centinaia di migliaia di cellule.
Raccogliendo questi campioni, gli studiosi hanno avuto l'opportunità di catturare cellule dinamiche in maniera non invasiva. Questa maggiore facilità di accesso alle cellule del seno può aprire la porta a ulteriori studi sulla salute delle donne.
Così, infatti, conclude il dottor Walid Khaled del Dipartimento di Farmacologia dell'Università di Cambridge: «La prima volta che la dottoressa Twigger mi ha detto di aver trovato cellule vive nel latte materno sono rimasto sorpreso ed entusiasta delle innumerevoli potenzialità. Speriamo che questa scoperta consenta la realizzazione di ricerche future sulle prime fasi del tumore al seno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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