Vigoressia e organismo come "macchina": i nuovi disturbi alimentari

Anche a causa della pandemia, sono aumentati i disturbi alimentari soprattutto tra le giovanissime che si ispirano a nuovi modelli sportivi per scolpire i loro fisici: cosa succede e come intervenire

Vigoressia e organismo come "macchina": i nuovi disturbi alimentari

Dalle modelle agli sportivi, ecco i nuovi punti di riferimento per giovani e giovanissimi che hanno il desiderio di avere un corpo tonico e sempre allenato. Il sempre, però, può essere un'arma a doppio taglio e far sorgere disturbi alimentari. L'allarme è stato lanciato sia da psicoterapeuti che dai primari dei disturbi alimentari: la pandemia ha accentuato un fenomeno già presente ma con la reclusione forzata e i canoni proposti dai social la situazione è degenerata.

Cos'è la "vigoressia"

Come anticipato, sono soprattutto le giovani ragazze ad appassionarsi al fisico di sportive del calibro di Federica Pellegrini per il nuoto o Paola Egonu pallavolista della nostra Nazionale. Abbandonati gli stereotipi dell'anoressia di qualche anno fa, si insegue a tutti i costi un fisico non necessariamente perfetto ma tonico, con i muscoli sempre ben allenati e reattivi. Insomma, i palestrati non sono più soltanto i ragazzi ma anche il gentil sesso con una ricerca che diventa troppe volte ossessiva.

"La vigoressia era considerata la forma maschile dell'anoressia mentre oggi, sempre più spesso, sono le ragazze ad angosciarsi se si sentono flaccide o se sparisce la tartaruga, i muscoli che definiscono l'addome", spiega a Repubblica Elena Riva, psicoanalista e psicoterapeuta. Come spiegano gli esperti, la vigoressia è un disturbo della propria immagine corporea, caratterizzato dalla continua e ossessiva preoccupazione per la propria massa muscolare, l'allenamento, la massa magra, una dieta ipocalorica e iperproteica e la tenuta atletica del corpo "anche a discapito della propria salute".

Cosa succede con la pandemia

Due anni di pandemia, lockdown, aperture e nuove chiusure hanno contribuito ad alimentare un problema silente che già circolava. La mancanza di un allenamento costante come ai tempi pre-Covid ha contribuito per un aumento dei disturbi alimentari del 30% su ragazze che hanno "reagito esasperando l'allenamento e le restrizioni alimentari". Una differenza sostanziale con i modelli del passato è che prima non si accettavano le piccole imperfezioni e le "curve" del proprio fisico, oggi si ma a condizione che il corpo sia forte e i muscoli scolpiti. "È come se in queste patologie si radicasse un ideale femminile che un tempo era espresso attraverso le modelle scheletriche e oggi da immagini di ragazze toniche e palestrate", spiega la psicoterapeuta.

L'organismo diventa "macchina"

Il disagio espresso tramite il proprio corpo si palesa quando alcune ragazze pensano che l'organismo sia una vera e propria macchina senza prestare attenzione al riposo e all'alimentazione, i normali processi fisiologici che poi portano a dimagrimenti patologici. "Non dimentichiamo quanto è stretto il rapporto tra cibo ed emozioni: pensiamo per esempio agli alimenti consumati con funzione consolatoria, o allo stomaco che si chiude quando siamo innamorati", ricorda Riva.

Le età in cui si manifestano sono sempre più anticipati fino alla pubertà quando si crea uno squilibrio tra un "corpo precocemente femminile e una maturità affettiva che non c'è ancora", spiega l'autrice. Come sempre in questi casi, la miglior cura è l'interazione tra medico e psicoterapeuta: "Quello su cui io lavoro è il profilo psichico", spiega Riva, "la questione non è cosa si mangia, ma come attraverso la restrizione alimentare o l'attività fisica si cerchi di costruire un'immagine di sé che compensi una fragilità interiore, un deficit di identità", conclude.

"Non solo problemi alimentari"

Il disagio emotivo nei giovani è un problema grande e non solo per i disturbi alimentari ma anche come ansia, depressione e disturbi psicosomatici: è quanto affermato al Corriere della Sera dal professore Stefano Erzegovesi, primario del Centro per i Disturbi Alimentari al San Raffaele di Milano. "Nello specifico dei disturbi alimentari, mai come in questo periodo si aggiunge un aumento dell'uso dei canali virtuali", quali Facebook, Instagram, Tik Tok, i social usati dai giovanissimi. Collegarsi in videochiamata con la Dad, ad esempio, di fatto è come se ci si trovasse sempre di fronte a uno specchio e non aiuta a sentire il nostro corpo "ma ci costringe a vedere in continuazione il nostro corpo, è una cosa che non fa bene", sottolinea l'esperto.

Sui social, poi, c'è un problema intrinseco ai disturbi alimentari perché inneggiano a modelli di magrezza o forma fisica "che sono per loro natura irraggiungibili", aggiunge il primario.

In questa fase storica, la richiesta per questo tipo di disturbi è aumentata del 400% soltanto nell'ambulatorio del San Raffaele. Insomma, un bel problema che affligge una parte di giovanissimi che non deve e non può rimanere inascoltato e irrisolto.

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