![Il "Salva Milano" in bilico nel risiko dei veti incrociati](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/11/21/1732164543-troy-mortier-rhzwldbb7q-unsplash-0.jpg?_=1732164543)
«No al decreto Salva Milano, ennesima sanatoria edilizia originata dalla mancata piena attuazione del dettato costituzionale e, soprattutto, dalla mancata vigilanza sulla coerenza delle normative regionali con quelle nazionali». Queste le parole di Legambiente che ieri è stata convocata alla commissione Ambiente del Senato. Finiranno la prossima settimana le audizoni della Commissione con i pareri di Cgil Cisl e Uil, dopodiché si arriverà alla resa dei conti, al momento della discussione e del voto sul documento.
Difficile, però, anche solo immaginare che i senatori di opposizione, in particolare del Pd, possano votare il documento già approvato alla Camera in maniera bipartisan. Come noto, infatti, i Verdi al senato hanno già annunciato il loro «no», mentre il Pd si è tirato indietro sull'emendamento Foti, mandando in tilt l'iter del disegno di legge e su tutte le furie il sindaco Beppe Sala che ha accusato alcuni di loro di aver fatto finta di nulla per 13 anni, quando erano al governo della città. Se, infatti, lunedì è stato votato in Comune dai consiglieri dem - unico contrario Alessandro Giungi - l'ordine del giorno presentato dalla capogruppo Pd Beatrice Uguccioni, da quella dei Riformisti Giulia Pastorella, dal presidente della commissione Rigenerazione urbana (in quota Pd) Bruno Ceccarelli e del consigliere della Lista Sala Marco Fumagalli, in cui si esprime il proprio sostegno «alla conclusione positiva dell'iter di approvazione del DDL 1309», così non sarà in Senato. La parte che è stata rivendicata è il secondo punto che ricalca quanto chiesto dal presidente di Anci (8mila Comuni) ovvero «una successiva e rapida riforma organica complessiva della materia che definisca i principi fondamentali dell'urbanistica nel rispetto delle prerogative delle Regioni e dei Comuni». Come dire votiamo sì, ma con riserva.
La stessa Silvia Roggiani, segretaria lombarda del Pd lo lascia intendere: «Terminate le audizioni, si potrebbe intraprendere una strada migliorativa del testo». Aspetto su cui però la Lega non sembra disponibile: «Il testo è stato costruito in sede parlamentare e rappresenta in toto l'interesse di Milano nel passaggio della norma interpretativa» ricorda Alessandro Morelli, sottosegretario e grande pontiere dell'operazione.
Da capire cosa succederà nel campo del centrodestra: se il «Salva Milano» è un provvedimento targato Lega, con il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini che per primo ha lanciato l'idea di un emendamento al Salva Casa per risolvere la questione, lunedì il capogruppo del Carroccio in Comune e una consigliera hanno votato contro l'odg. Rimette le cose a posto il segretario provinciale Samuele Piscina: «La Lega Milano ribadisce il pieno sostegno alla norma Salva Milano che auspichiamo venga approvata in tempi rapidissimi per sbloccare l'urbanistica milanese che sta vivendo una crisi senza precedenti». Ma la partita non sarà così semplice in Senato dove la Lega aspetta di vedere cosa farà l'alleato: se FdI non voterà, non lo farà nemmeno il Carroccio. Così diventa sempre più netta la linea di FdI e del presidente del Senato Ignazio La Russa: «Credo che nessuno possa pretendere che il centrodestra tolga le castagne dal fuoco alla giunta Sala. Se la sinistra non è compatta, non può pretendere che sia il centrodestra a salvarla. Ci sono ragioni per trovare un rimedio a un guaio che loro hanno combinato, ma se non sono loro per primi a rimediare, perché dovrebbe farlo il centrodestra?».
Tradotto: fdI non ci sta a lasciare al Pd la parte dei «puri», carta da giocarsi alle elezioni, trovandosi dalla parte dei cementificatori. Avendo, per di più, sciolto un grosso nodo a Sala, senza avere niente in cambio.
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