Sandulli non ha dubbi: «Un normale giudizio»

La sentenza è attesa al massimo per martedì, perché la Uefa vuole le qualificate alle Coppe. Ma resta il rischio-caos per i ricorsi al Tar

Scusi professor Sandulli, ma perché a differenza di Cesare Ruperto, lei parla così tanto?
«Partiamo subito col botto. Forse perché le mie origini sono quelle di avvocato, quindi abituato alle arringhe e a colloquiare con i giudici in tribunale, Ruperto invece è da sempre un magistrato, quindi più portato ad ascoltare per poi decidere».
Un bel peso questo processo.
«È un processo come tanti altri, forse la caratteristica che lo diversifica è che tratta di sport».
E lei di sport se ne intende, visto che da giovane l’ha praticato e che come avvocato ha anche difeso la Lazio.
«Vediamo di non fare confusioni, perché questa storia della Lazio è andata avanti troppo e, talvolta, in modo anche improprio. Intanto, dal 1968 al 1976 ho fatto atletica, ero nazionale juniores di velocità e correvo i 100 metri in 10” e 8. Quando Rutelli era sindaco ho anche giocato nella squadra del Comune di Roma come terzino, ma è meglio non parlarne».
La Lazio?
«Non ho mai negato nel passato di essere stato tifoso dei biancocelesti e ora ci sono tanti appassionati laziali che temono chissà che cosa proprio perché devo giudicare la Lazio, mentre altri paventano che io possa aiutare la società di Lotito. Non scherziamo. Intanto non sono mai stato un dirigente della Lazio Calcio, ma vicepresidente della Polisportiva Lazio che è un’altra cosa. Nel 1986 ho difeso la Lazio nel calcio-scommesse bis, quando i biancocelesti si presero 9 punti di penalizzazione, ma da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, al punto che 10 anni fa sono diventato membro della Corte Federale».
E ora ne è presidente al posto di De Lise. Condivide l’autosospensione di De Lise?
«È stata una scelta sua, legittima. Evidentemente è sicuro di dover poi giudicare al Tar del Lazio queste squadre».
Ma il vostro non dovrebbe essere un giudizio definitivo? «Dovrebbe, ma potrebbe non esserlo. Io sono convinto che per l’esclusività della materia disciplinare e degli illeciti sportivi, la Corte Federale sia l’ultimo grado. Ma se un avvocato vuole ricorrere al Tar, che ci posso fare? D’altronde quando nel 2003 è stata scritta la legge 280, nessuno ha tenuto conto degli interessi economici e delle società quotate in Borsa».
Dunque la scappatoia c’è per ricorrere al Tar?
«Vista sotto l’aspetto economico-finanziario, potrebbe anche essere presa in considerazione».
Però lei nei giorni scorsi aveva detto che dopo la Corte Federale non c’è neanche il Sant’Uffizio...


«E lo confermo, in materia di sanzioni disciplinari, noi siamo gli ultimi. Dopo di noi il diluvio...».
Quindi lei in questi giorni non tiferà per la Lazio.
«Tornerò a farlo dopo il processo, ma finché non sarà finito, la Lazio è una società come tutte le altre».

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