Sanremo, due anni tra liti e risse di Borea e soci

Sanremo, due anni tra liti e risse di Borea e soci

Federico Marchi

da Sanremo

Chissà se Claudio Borea, poco prima di candidarsi a sindaco di Sanremo, avesse potuto vedere nel futuro i suoi primi due anni di mandato, avrebbe cambiato idea decidendo di non presentarsi. La sua amministrazione non è stata infatti sicuramente tranquilla tra liti, contrasti, tentati golpe, proteste e ricuciture; il tutto potendo contare sulla strettissima maggioranza scesa, in appena tre settimane, da 18 consiglieri a 12 fino a soli 16 a 14. Dopo venti giorni dal suo insediamento il blocco che sembrava granitico ha così iniziato a sgretolarsi. Non appena eletto, Borea si è infatti chiuso in se stesso per costruire la sua giunta senza confrontarsi con i propri uomini, tanto che il giorno della presentazione dell'esecutivo alcuni esponenti di maggioranza sono rimasti a bocca aperta appurando di essere stati esclusi mentre ascoltavano, seduti vicino ai giornalisti, la lista degli assessori.
Due anni trascorsi soprattutto a discutere dei famosi casi: quello dei consiglieri Loris Masselli e Giuseppe Riotto, usciti dalla maggioranza dopo appena tre settimane; quella del capogruppo dei Ds Bruno Barbaro, che si è dovuto difendere dalle oltre 60 tesi sulla sua presunta incompatibilità come consigliere comunale e dipendente del Casinò; quella del presidente del consiglio Bruno Marra e del consigliere di maggioranza Roberto Parsi, cercati di calmare dalle loro intemperanze con incarichi alle società partecipate e alla viabilità (incarichi che invece hanno scatenato una serie di reazioni contrarie in seno alla maggioranza) e quella di nuovo di Riotto, ora in minoranza, cui era stato proposto un ruolo come consulente artistico al Casinò. Lo scorso mese di marzo poi il caso di Paolo Leuzzi, anche lui esponente di maggioranza, che aveva presentato una lettera in cui minacciava di rassegnare le dimissioni.
A nulla sono serviti i famosi proclami, subito caduti nel nulla, secondo cui a Sanremo sarebbero dovuti venire a collaborare personaggi come Lucia Annunziata, Fabio Fazio e Patrizio Roversi. L'annuncio più eclatante vedeva infine il fronte mare della città ridisegnato nientemeno che da Renzo Piano. Ormai non si contano più le occasioni in cui il consiglio comunale si è dovuto chiudere anzitempo per mancanza di numero legale. Basta infatti che due consiglieri decidano di abbandonare l'aula, in contrasto con le decisioni prese, o che non si presentino neanche, che la maggioranza viene a mancare. Tra le decisioni discutibili prese da Borea, il declassamento del comune, da fascia A a fascia B, con il conseguente incarico affidato ad un segretario generale di classe inferiore. Tra i casi più imbarazzanti quello del capitolato di appalto per le riprese del consiglio comunale che permettevano alla televisione aggiudicataria di poter trasmettere tg e pubblicità durante la seduta, comportando la sospensione dell'assise.
Il momento più delicato Borea l'ha vissuto nel maggio dello scorso anno con il tentato golpe di due consiglieri di maggioranza che, con una raccolta di firme di dimissioni insieme alla minoranza, avrebbero fatto cadere il comune. Il piano era saltato solo per la defezione di Massimo Saviozzi, capogruppo dell'Udc, poi espulso dal partito per questa sua decisione. Difficilmente, scavando nella storia, si trova poi un'amministrazione che si trova contro tutti i tre principali sindacati: Cgil, Cisl e Uil. Stupisce soprattutto la contrapposizione tra la Cgil, organizzazione politicamente schierata a sinistra, e una maggioranza che comprende Ds e Comunisti Italiani.
Le varie elezioni che si sono susseguite dopo la vittoria di Borea, regionali nel 2005 e politiche quest'anno, hanno poi dato a Sanremo una larga maggioranza al centrodestra.
L'ultima mazzata politica per Borea è stata l'assoluzione dell'ex sindaco Giovenale Bottini, nell'ambito dell'inchiesta sull'Accademia della Canzone, prosciolto in udienza preliminare perché «il fatto non sussiste». Bottini si era dimesso nel dicembre del 2003 a seguito dell'avviso di garanzia ricevuto, portando così Sanremo alle elezioni anticipate grazie alle quali la sinistra era salita alla guida del comune.

«Senza quell'inchiesta il comune non sarebbe mai caduto, e comunque non sarebbe mai finito in mano alla sinistra», erano state le reazioni l'indomani della sentenza. Sanremo ora andrà al voto nel 2009 ma c'è chi dice che le urne potrebbero aprirsi prima, molto prima, forse già la prossima primavera.

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