Il primo punto che tiene a chiarire è che la padrona di casa sarà lei. Che non ci saranno né co-conduttori né partner maschili pari grado. Insomma, se in sessantanni di Festival, questa sarà solo la quarta edizione a essere affidata a una donna (prima ci sono state Carrà, Goggi e Ventura), non si capisce perché lei non se ne debba prendere tutti i meriti e i doveri. Antonella Clerici, si sa, non è certo una che ha paura di mettersi in gioco. E, quanto a indipendenza e intraprendenza, ha poco da invidiare alle femministe incallite. Madre a 45 anni, compagna di un ragazzo di pelle scura più giovane di lei di 12 anni, incontrato durante una vacanza in un villaggio, riesce a portare avanti la sua relazione sentimentale nonostante tutte le malelingue. Ecco, una così, figuriamoci se si fa mettere accanto un partner che la sostenga in un difficile compito come presentare il Festival di Sanremo. In riviera a farle da stampella - affettivamente - ci saranno la figlia Maëlle di quasi un anno e il compagno Eddy, pronto a dare consigli.
«Ma guarda un po - dice tra lindignato e il divertito - Visto che il Festival lhanno affidato a me, una donna, allora si dubita che possa essere capace di condurlo da sola. E si comincia subito ad affibbiarmi partner famosi convocati per darmi una mano».
In effetti, cè chi ha detto che lei non ha capacità istrioniche, per esempio, di uno come Bonolis...
«E allora? Ognuno ha le sue caratteristiche e fa il suo show. Se hanno pensato a me, vuol dire che per la sessantesima edizione avevano in mente un certo progetto. E, comunque, io vanto venticinque anni di carriera in Tv, vuol dire che qualcosa avrò fatto...».
Certo, comunque, anche i conduttori uomini hanno sempre avuto a fianco della partner femminili, anche se, effettivamente, sono state quasi sempre semplici vallette.
«Appunto. Non ho voluto seguire il solito scherma: belloccio biondo e belloccio bruno, troppo banale. Invece vorrei avere sul palco tanti ospiti, italiani e stranieri, sempre mantenendo un buon mix con la musica, che resta ovviamente il motore principale».
Le trattative con Fiorello, Bonolis, Christian De Sica e Pippo Baudo sembrano a buon punto.
«Non posso dire ancora nulla. Di sicuro penso che avere personaggi importanti su quel palco accanto a me non sia una diminutio, anzi più persone aderiscono, più ne sono contenta perché è un segno di stima nei miei confronti».
Come nasce questa idea di aprire il Festival a brani in dialetto?
«Non cè nessun input politico, come qualcuno in questi giorni ha voluto malignare (il riferimento sarebbe a una manovra leghista). Abbiamo semplicemente voluto arricchire lofferta. Del resto se un film come Baarìa (in dialetto siciliano) di Tornatore può concorrere allOscar, non si capisce perché Sanremo non si possa aprire al vernacolo. Ovviamente è unoperazione culturale alta, non faremo partecipare canzoni da sagra della salsiccia. Ci sarà un brano in dialetto, solo se sarà allaltezza».
Porte aperte anche ai ragazzi...
«Per la prima volta questanno sei giovani saranno selezionati on-line: tutti possono partecipare, mandando il proprio brano che sarà valutato da una Academy. E faremo cadere un altro tabù: quello del brano inedito. Le canzoni della nuova generazione potranno essere ascoltate in rete dal tre dicembre. Gli altri due giovani saranno scelti dallaccademia di Sanremo Lab. E poi abbiamo voluto mantenere la gara a eliminazione anche tra le promesse».
E, per festeggiare i sessantanni, la seratona della leggenda...
«Sì, durante la terza serata, al giovedì, grandi ospiti, anche internazionali, che si cimenteranno in cover, arrangiamenti, dei brani che hanno fatto la storia del Festival, lantico e il moderno che si fondono».
La sua stagione non è partita benissimo: deve essere stato spiacevole vedersi chiudere «Tutti pazzi per la tele» dopo solo due puntate.
«A mio parere il programma non era peggiore dello scorso anno: è stato programmato in una serata sbagliata. Poi la Rai ha voluto essere protettiva nei miei confronti e non farmi rischiare di cambiare giorno e non riuscire a risollevare lo show.
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