Saper vincere

Quando avete finito di svernare, cortesemente, fateci un fischio, e magari fatelo anche al mezzo Paese che vi ha votato. Non vorremmo disturbare il vostro party giustamente compiaciuto, la vostra gara a chi la spara più scema, il vostro insediamento parlamentare con baci e abbracci e tutto il resto: è che là fuori, sapete, c’è un Paese da governare, c’è la nazione che cresce meno di tutto l’Occidente, c’è una recessione mondiale che bussa alle porte, la benzina alle stelle, un aumento della povertà spaventoso. Siamo i soliti negativi, avete ragione, lo sappiamo che le spacconate di Bossi sui fucili sono perlopiù folklore, lo sappiamo che i 300mila montanari pronti a invadere la pianura fanno parte del pittoresco. Ricordatevi, però, che per superare il giochino del fascista-antifascista occorre essere in due: se gli elettori hanno ormai dimostrato di fottersene di certe contrapposizioni tardo-novecentesche, ecco, non vorremmo che voi gli faceste ricambiare idea. Se Maurizio Gasparri per esempio resistesse dal sciorinare opinioni non fondamentali su tutto, prolifico come un Pecoraro Scanio della destra, più di tanto non soffriremmo.

Il suo promettere, come prima battuta a caldo, che «parlerò degli stili di vita di Bettini», e che «potremmo mandare Veltroni in Africa e Bettini in Thailandia», ecco, ci rendiamo conto: sono battute davvero irresistibili. Ma ci saremmo sforzati di resistere.

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