Per Giulio Savio ciascuna tra le opere realizzate nel corso della sua lunga carriera è come un figlio. Disegno, progetto o studio di dettagli che sia, larchitetto romano (84 anni splendidamente portati) ha per ogni lavoro la stessa considerazione e uguale affetto. «Come si fa per i figli, ho dato un nome a ciascun appartamento da me progettato». Uno sguardo particolare, però, ammette di riservarlo allArchivio centrale dello Stato, che ospita la mostra «Matrici» con le immagini di opere tra cui la galleria e la villa di Gucci a New York, il museo «Emilio Greco» a Sabaudia e Orvieto, ville e abitazioni private ai Parioli e nel centro della Capitale fino, appunto, ai disegni e schemi preparatori relativi allo stesso archivio dellEur. Larchitetto non architetto (non conseguì mai la laurea) vi realizzò infatti i nuovi spazi per il servizio al pubblico: la sala di studio, la biblioteca, la sala convegni. Sono locali di una modernità straordinaria, che nel 1993 completarono ledificio rimasto incompiuto dagli anni Quaranta. Lallestimento, curato da Massimo Domenicucci, è stato reso possibile dalla donazione dellarchivio privato dellarchitetto, dichiarato di interesse storico dalla Sovrintendenza.
Distribuite su due piani, le fotografie, i disegni e gli studi autografi sono inframezzati da sculture di artisti scelti allepoca da Savio per arredare lArchivio centrale, da Emilio Greco a Piero Dorazio, da Carlo Lorenzetti e Paolo Pasticci e Angelo Cucciarelli. «Il rapporto con l'Archivio - ha ricordato il sovrintendente Aldo G. Ricci - è iniziato nel 1987, quando Savio allestì la mostra E42 utopia e scenario del regime sullEur e poi sulla Nascita della Repubblica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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