Sbarchi record, nuova invasione dalla Libia

Millecinquecento da Natale a ieri. Cinquecento al giorno. Sono i numeri degli sbarchi di immigrati sulle coste di Lampedusa, ripresi massicciamente appena le condizioni del mare hanno permesso ai disperati di affrontare il Mediterraneo sui barconi. E, sopraffatto dalle continue ondate di migranti, il centro di accoglienza dell’isola è ormai vicino al collasso. L’unico volo partito ieri per i centri di accoglienza sul continente ha portato via 190 persone. Niente, se paragonato ai 1507 clandestini attualmente presenti.
Di fronte all’emergenza dell’isola, ormai letteralmente invasa da persone partite dalle coste nordafricane, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha chiesto al collega degli Esteri Franco Frattini di «intervenire ufficialmente» nei confronti delle autorità libiche, visto che il grosso dei barconi ripescati dalla guardia costiera parte dalle coste di Tripoli.
La Farnesina ha immediatamente risposto chiedendo al governo libico di «intensificare i controlli nei confronti delle imbarcazioni di clandestini». Un «appello al governo libico», quello di Frattini, che ha messo in moto la rete diplomatica italiana e che avrebbe dato i primi riscontri, ovvero la disponibilità di Gheddafi ad avviare, a partire dal prossimo gennaio, pattugliamenti congiunti delle proprie coste. Nel commentare l’ultimo allarme immigrazione Frattini ha però anche stigmatizzato i ritardi dell’Italia, che deve ancora ratificare l’intesa di amicizia bilaterale siglata ad agosto dal presidente Berlusconi che, dopo alcuni «problemi tecnici», è ancora in attesa del via libera del Parlamento.
L’iniziativa diplomatica italiana ha raccolto il plauso del vicesindaco di Lampedusa Angela Maraventano, senatrice della Lega: «Meno male che c’è qualcuno che ci tutela, altrimenti tutto passava in secondo piano. Ci sono quasi 2mila migranti nel Cpt che si trova in condizioni igienico-sanitarie spaventose. Ma cosa dobbiamo fare noi lampedusani per farci sentire?». Il vicesindaco ha poi invocato lo «stato di calamità per le Pelagie», sottolineando che la popolazione dell’isola ormai «è esasperata».


E forse è proprio legato al risentimento degli isolani l’incendio doloso appiccato l’altro ieri sera nel «cimitero dei barconi». I carabinieri stanno indagando per risalire ai responsabili del rogo, che ha ridotto in cenere centinaia di imbarcazioni utilizzate dagli immigrati per le loro traversate.

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