Scalzone per pochi intimi

Quando Oreste Scalzone, ex leader di Potere operaio, il 12 aprile 2007 era arrivato a Genova dopo il lungo «esilio» in Francia, ad attenderlo c'erano centinaia di militanti e decine di flash e taccuini. È passato poco più di un anno, e per il ritorno ai piedi della Lanterna del celebre ex terrorista mai pentito - condannato a 16 anni, non scontati - ad attenderlo praticamente non c'era più nessuno. Nemmeno una volante che verificasse l'ordine pubblico. Nemmeno don Andrea Gallo che al teatro degli Zingari è di casa. Eppure nel teatro, martedì alle 21 doveva presentare il libro «Treni sorvegliati. Rifugiati italiani, vite sospese». E così ha fatto, anche se alle 20.50 la saracinesca del teatro era ancora abbassata. E di fuori c'erano due soli «compagni».
Alla fine «i compagni» non saranno più di diciotto. «Un coacervo di ruderi di quello che fu il tentativo di rivoluzione qui a Genova» ricorda chi, di questi personaggi stima la cultura e riconosce un paio di quelli che «di galera ne hanno fatta parecchia». Gente che abbraccia Oreste, non appena arriva con un trolley marcato Arena con cui ormai gira il mondo. Compresa l'Italia: i suoi reati di partecipazione sovversiva, banda armata e rapine, dal gennaio 2007 sono prescritti. Scalzone può fare a meno della protezione della «dottrina Mitterand». Così ora l'ex latitante può fare lezione al teatro degli Zingari. Inchieste che sfiorano - e a tratti travolgono - chi si è sempre professato amico dei camalli, sia nel porto che nel Comune.

Scalzone non si stupisce: «Lo stalinismo è una forma compiuta di controrivoluzione particolarmente sottile che si è coniugato con tutto: con il patto Molotov-Ribbentrov si articolava con il nazismo, con Yalta con il capitalismo occidentale e in Italia a partire dal più grande controrivoluzionario italiano, che è stato Togliatti, è stato ancora più efficace». Della serie che a Genova, i post comunisti, e i comunisti convinti, possono pure stare con i «furbetti del lanternino».

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