È stato un anno impegnativo, il 2024 di Emmanuel Macron, di professione presidente della Repubblica francese. Un anno sempre sul filo del rasoio, tra spericolatezza e arroganza politica. La decisione clou è quella che prende all'indomani delle elezioni europee, il 9 giugno. La coalizione che lui guida si infrange contro il trionfo del gruppo di estrema destra guidato dal Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, che incassa il 31,3 per cento dei voti, mentre la macroniana Ensemble naufraga. Macron decide di giocare il tutto per tutto: scioglie l'Assemblée Nationale e indice nuove elezioni legislative per il 30 giugno e 7 luglio. Un azzardo molto criticato in patria, e che sembra inizialmente consegnare la Francia all'estrema destra: al primo turno, infatti, il Rassemblement National incassa il 33,21 per cento dei voti, davanti al Nuovo Fronte Popolare (28,06) e a Ensemble (20,04). Il risultato provoca una reazione del blocco anti-lepenista, che si coalizza in un complesso sistema di desistenze incrociate che ha secondo turno porta l'Rn a scendere al terzo posto con 142 seggi contro i 178 dell'Nfp e i 150 dei macroniani. Ciò «salva» la repubblica dal pericolo delle estreme ma consegna il Paese all'ingovernabilità. Dopo molte settimane, e il time out per i Giochi Olimpici di Parigi nasce claudicante il governo guidato da Michel Barnier: durerà esattamente cento giorni.
Dopo un nuovo stallo, stavolta più breve, pochi giorni fa ecco il governo François Bayrou, non saldissimo. Ma per la gran parte dei francesi il problema non abita a Matignon ma all'Eliseo. È Emmanuel Macron. Che spera in un 2025 un filo più tranquillo.
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