Descrivo la scena. Mercoledì sera, agli Arcimboldi di Milano, è di scena il concerto dei mitici Jethro Tull, gruppo anni Settanta con fans in tutto il mondo. Il pubblico, che viene anche dallestero, ha comprato i biglietti perlopiù via internet: sono rockettari affezionati e coi capelli bianchi, hanno portato dietro i figli, per i Jethro Tull sono disposti tranquillamente a uccidere: non sanno che lo spettacolo fa parte della rassegna «Milanesiana» e che alle 21, anziché il flauto di Ian Anderson, si materializzerà Elisabetta Sgarbi a spiegare che prima del concerto (urrà) ci saranno 50 minuti di letture a opera di Antonio Scurati, David Leavitt, il premio Nobel per la fisica 1998 e il matematico Piergiorgio Odifreddi. Ora: non voglio descrivere le urla, i fischi, Scurati con la voce tremebonda, Leavitt che legge a mitraglia pur di finire, il premio Nobel che parla slang americano e abbandona il palco coperto dai fischi, Elisabetta Sgarbi che insulta il pubblico e gli fa le corna.
Dico che non mi sono mai vergognato tanto: ma non per il pubblico, colpevole di essere lì per i Jethro Tull e non per David Leavitt, ma per quegli intellettuali incivilmente mandati a farsi sbranare nellarena.Un consiglio: la prossima volta provino a proporre una bella lettura di Gunesekera Romesh (50 minuti minimo) prima della finale di Champions league.
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