Se c'è il consulente l'investimento diventa più sicuro

Chi si affida ai servizi di art advisory ha una guida per trovare le opere migliori

Manfredi Villani

L'ultimo report Art & Finance di Deloitte riferisce che circa il 60% degli addetti ai lavori del mercato dell'arte ritiene fondamentale puntare sull'art advisory. Sotto questo nome vengono ricomprese attività di consulenza che vanno ben oltre la consulenza per gli investimenti in opere d'arte e altri beni collezionabili (come orologi, auto, auto e vini) e che ricomprendono anche gli aspetti assicurativi, legali e di conservazione del proprio patrimonio artistico. L'art advisory è un vantaggio competitivo dell'industria finanziaria contemporanea, un modo per fidelizzare la clientela, proponendo di destinare parte del proprio portafoglio a un bene rifugio (anche se dalla liquidazione più complessa) come le opere d'arte. Ultimo ma non meno importante, l'art advisor è una sorta di «insegnante di educazione artistica» per una clientela che spesso è carente dal punto di vista delle competenze.

Il report di Deloitte evidenzia, inoltre, come l'art advisory sia fondamentale per superare alcune difficoltà insite nel trading dell'arte in senso stretto relativamente alla formazione dei prezzi, all'autenticazione delle opere stesse e ai potenziali conflitti di interessi. Ecco perché per affrontare in modo efficace le sfide sopra evidenziate è necessario un profondo ammodernamento del mercato dell'arte. È quanto ha sottolineato il 73% dei wealth manager, il 74% dei professionisti del settore e il 64% dei collezionisti interpellati da Deloitte insieme ad ArtTactic.

Non v'è alcun dubbio che la tecnologia sia in grado di far evolvere il settore. Diverse ArtTech, le startup che operano nel settore arte, hanno incrementato il proprio fatturato negli ultimi anni. Anche se molte di queste si sono rivolte principalmente ad attività di e-commerce, si sta manifestando una crescente attenzione nei confronti di tecnologie in grado di rispondere alle tradizionali sfide del settore: trasparenza, valutazione, autenticità, gestione del rischio.

Un'alternativa a questo scenario è rappresentata dagli art fund, cioè dai fondi di investimento che puntano direttamente sulle opere d'arte, sul trading nonché sul lending (cioè il prestito per mostre ed esposizioni). Il patrimonio di questi particolari fondi hedge è stimato tra 1 e 2 miliardi di dollari. Il tasso di rendimento interno medio degli ultimi anni si è attestato tra il 7 e il 10 per cento. Occorre, tuttavia, sottolineare che si tratta di stime poiché manca un vero e proprio benchmark che consenta di definire le performance.

Generalmente si entra in un art fund con un importo minimo compreso tra 50mila e 100mila dollari (un valore molto inferiore a quello di un top lot contemporaneo) e spesso vi è la possibilità di effettuare conferimenti in natura previa valutazione del board del fondo stesso ove la propria opera d'arte sia in linea con la politica di investimento. Le commissioni non sono basse poiché tanto le entry fee quanto le management fee si attestano in media al 2-3 per cento. La durata è di tipo long term (8-10 anni) con lock up di 3-5 anni.

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