Se il conte evita le tasse e il maggiordomo è vessato

di «Pronto, signor Conte? Sono Battista, il suo ex maggiordomo».
«Che piacere, a cosa devo questa sua?».
«Sono rovinato, ro-vi-na-to! Mi deve aiutare!».
«Ohibò, e a cosa sarebbe dovuta tanta rovina?».
«Si ricorda che l’anno scorso mi aveva concesso di ritirarmi dal lavoro perché ormai ero arrivato alla pensione? Ebbene, mi stanno dicendo che dato che sono nato nel 1952 la mia pensione slitterà di sei anni, sei anni! Un incubo! E io come campo per tutto questo tempo? Mi sono pure ripreso in casa due figli che hanno perso il lavoro e non possono più pagare l’affitto. Ma questo è solo l’inizio! Si, perché mi hanno detto che devo pure ricominciare a pagare la tassa sulla casa, la mia! Quella in cui abito! Capisce? Certo che anche per lei, sebbene sia ricco queste tasse devono essere state una botta! Chissà quanto hanno tassato le gemme e l’oro! Spolveravo la collezione di diamanti ogni giorno».
«Tasse? Battista, solo i gonzi pagano le tasse! Zero sulle gemme e zero sull’oro, i preziosi non tradiscono mai! Roba mobile! Mai tenere qualcosa di registrato e intestato in Italia m-a-i! Non ci si deve fidare dei nostri connazionali, evitare, evitare! Comunque Battista, avrai ancora i soldini dei tuoi risparmi e della piccola eredità di tuo padre in Svizzera no?».
«Conte, non me ne parli! Erano soldi regolari, li avevo portati fuori dietro suo consiglio, con tutto quello che continuava a dirmi sui comunisti al governo mi ero spaventato, ma dieci anni fa li avevo fatti rientrare con il primo scudo perché dovevo pagare la casa, ebbene vogliono soldi anche da lì! Ma si rende conto? Roba di dieci anni fa! E non ho fatto altro che seguire la legge! Mi hanno detto paga questo e non ci saranno problemi mai più. Ma non è incostituzionale? Che Stato è quello che si rimangia le sue stesse promesse? Mi hanno pure messo il bollo sui titoli che ho comprato al Btp day».
«Caro Battista, è uno Stato di mentecatti, io non ho mai nemmeno pensato di pagare per scudi e scudini, e ora non ho nessun problema, anzi, io sono integerrimo mentre lei rischia di passare per evasore, vabbè, comunque puoi sempre vendere le belle cose che ti ho lasciato come liquidazione».
«Signor Conte, mi aveva regalato la sua vecchia macchina, si ricorda? Ebbene, a parte che consuma tantissimo e mi hanno aumentato di colpo la benzina, ma il bello è che adesso mi dicono che è da ricco e devo pagare mille euro di bollo all’anno! Per una macchina che ha vent’anni! Non la vuole nessuno, sto pensando di buttarla a mare per liberarmene, possibilmente sopra l’altro suo “regalo”, si ricorda la vecchissima barca a vela da riparare?».
«Certo Battista, ammetto che era un rottame ma era sempre stato il tuo sogno».
«Si signor Conte, il sogno di una vita. Lo sa il Signore quanto ho speso per rimetterla in sesto, ma ero felice, la soddisfazione mi ripagava di tanti sacrifici. Adesso mi hanno detto che è da straricco e devo pagare tremila euro all’anno! E chi ce li ha?».
«Accidenti, va bene essere rapaci ma non fare distinzioni fra il nuovo e l’usato è originale.

Scusa Battista, ora però devo andare a rimirare i miei Picasso esentasse e poi parto da Mentone con la barca grande, ovviamente evitando l’Italia. Un’ultima cosa, perché hanno licenziato i tuoi figli?».
«Uno faceva il meccanico all’aeroclub e l’altro era impiegato in un porto turistico: licenziati ieri».
«Mi stia bene, Battista».

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