Se i gioielli (usati) di famiglia diventano una risorsa anti-crisi

Proliferano i negozi che acquistano oro La gente fa la fila per avere contanti in cambio di spille, catenine, orecchini braccialetti e vecchi regali

Anche a Roma da qualche anno sono spuntati come funghi i negozi che acquistano oro, distribuiti in una fitta rete che copre la città in lungo e in largo, diramandosi dal centro alla periferia. Sono in genere locali che misurano meno di venti metri quadrati, riconoscibili da una semplice insegna: «compro oro, pagamento in contanti». All’interno l’arredamento è ridotto all’essenziale: un bancone con un vetro blindato anti rapina e una bilancia di precisione per pesare l’oro.
Il boom di questi negozi è in larga parte ricollegabile - come provano le interviste che abbiamo raccolto - alla crisi economica che spinge molti romani alla ricerca di contanti a vendere anelli, catenine, spille, fedi e gioielli di famiglia. In prima fila sono i pensionati a meno di mille euro al mese. «Beato l’arbero che s’aricopre co’ le foje sue», commenta in romanesco un’anziana signora, in attesa che apra il «compro oro» in via Nicola Zabaglia a Testaccio. Accanto, un uomo sulla ottantina inizia la sua litania: «Ho pagato l’affitto, la luce che era scaduta da una settimana, ho comprato le medicine e sono rimasto con 12 euro, come faccio ad arrivare alla fine del mese?». Finalmente, quando la porta del negozio si apre, toglie la mano che teneva stretta nella tasca dei pantaloni per tenderla con il palmo aperto mostrando una catenina con una medaglietta della Madonna e un piccolo crocifisso.
Le esigenze che stanno alla base della vendita cash di oggetti d’oro sono le più varie, ma la gente si rivolge a questi negozi soprattutto per reale necessità. Non pochi sono gli anziani che avendo subito un furto in casa o uno scippo preferiscono disfarsi dell’oro di famiglia per trasformarlo in denaro. Oppure, come M.R., di Monteverde, maestra elementare in pensione prossima ai novant’anni, che ha deciso di cedere tutto il suo oro al vicino negozio di viale di Villa Pamphili perché non vuole «lasciare nulla ai nipoti che non si fanno mai vedere e non si degnano neanche di una telefonata. Il ricavato lo utilizzo per fare beneficenza alla parrocchia, almeno qualcuno pregherà per me». I commercianti del settore, per il messaggio negativo con cui sono stati dipinti, non si lasciano andare a commenti. La voce di alcuni di loro è unanime: «Il guadagno che si ricava dalla compravendita dell’oro è contenuto, perché viene pagato con la quotazione migliore del giorno».
Non mancano tra i clienti le giovani coppie in difficoltà ad arrivare alla fine mese per il rincaro del mutuo della casa, che si disfano a malincuore dei regali del loro matrimonio, oppure ragazze lasciate dai fidanzati che vendono i «pegni» d’amore per dimenticare il passato, così come numerosi sono i beni preziosi ereditati, ma non apprezzati perché considerati antichi e fuori moda. «Ormai sono grandi i miei due figli - dice ad alta voce, quasi giustificandosi, O.R. mentre si avvicina, con la borsa della spesa fatta a piazza Vittorio, al bancone del compro oro di via dell’Esquilino. «I regali del battesimo e della comunione, braccialetti di corallo e le catenine con le medagliette, i miei figli non possono più usarle. Meglio ricavare un po’ di euro, dal momento che i libri di testo anche quest’anno sono aumentati».


La maggior parte dell’utenza è femminile, in particolare anziana, «i mariti si vergognano, restano fuori la porta e mandano avanti le mogli», confessa il titolare di un negozio al Collatino, specificando che «molti, vivendo sopra le loro possibilità, utilizzano il ricavato della vendita dell’oro per acquistare beni puramente voluttuari».

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