Interzona è la collana di Polidoro Editore nata due anni fa dall'incontro fra Adriano Corbi (editore e direttore editoriale), Alessandro Polidoro (editore) e lo scrittore ed editor Orazio Labbate. Un luogo di forgiatura editoriale dedicato alla narrativa italiana dove «si compie, con libertà ed estrema cura, la letteratura dello scrivere. La libertà di genere del romanzo, del contenitore narrativo prescelto, senza alcuna paura del limite linguistico e strutturale». L'Interzona, nell'accezione di Burroughs, come spiega Labbate, è «un luogo privilegiato, interstiziale, liminale, dove possono incontrarsi senza scontrarsi i generi letterari, dove non sono previsti strangolamenti della voce autoriale ed espressiva».
L'attenzione, la cura al particolare autoriale, alla sua stessa anima trasmessa e trasmigrata all'interno della sua opera, sono le basi di questa linea editoriale che permette balzi iperletterari che coinvolgono non solo la scelta editoriale di scouting e reclutamento, ma anche la grafica che ha una volontà nascosta - visibile solo all'occhio più attento e che vuole vedere oltre - capace di apparire all'improvviso, quando l'oggetto libro viene riposto o tenuto in mano, e curata da Enrico Sibilla e Paolo Rosset. «Non c'è vaghezza - precisa Orazio Labbate (direttore della collana) - c'è possanza, volontà di una forte letteratura, di sentire la voce dell'autore, lo spettro delle sue visioni e la potenzialità di queste. Ho fede nelle loro visioni e nello scrittore, scegliendo di affidarmi a loro anche mentre sono in corso d'opera con i loro lavori. Credo fortemente in un cammino di questo genere». Scelte non di facciata o per il mercato, ma sette autori all'anno che non facciano sconti al lettore, con un progetto (già in atto dal giorno zero) di transmedialità del libro, portandolo nel mondo cinematografico e videoludico, con nomi come Riccardo Romagnoli, Paolo Sortino, Piero Melati, Enrico Sibilla, Casadei che saranno ritorni, proposte e letture per il futuro; un futuro che guarda anche Oltreoceano verso gli Stati Uniti.
È in questo spazio che cammina il romanzo di Michele Neri, Come un mattino texano, un flusso di coscienze e coscienza, un doloroso quanto sperimentale memoir di chi siamo, di cosa vorremmo essere e dello spirito che alberga in ciascuno di noi. In una società dove si può diventare una particella e accogliere «la soglia», lasciandosi alle spalle i corpi cortocircuitati in un blocco di reminiscenza in loop, Traven è protagonista di se stesso ma anche di ciò che lo circonda. Rievoca, si evoca, trovandosi e perdendosi in un diario esistenziale che sfocia in uno scivolo verso un oblio che non sa se accogliere o no. Vittima compressa dei propri sentimenti a cui contrappone un corpo ancora vivo, la sua lotta è tra l'accettazione di diventare altro per colpa del suo io passato, o tramutarsi, grazie all'amore, in qualcosa di nuovo, dove di nuovo ci sono soltanto le particelle (foglet) che oramai rappresentano la nuova forma di vita per eccellenza. Doloroso, cupo, a tratti con agganci a situazioni post apocalittiche come Io sono leggenda, oppure di grande meditazione sulla vera essenza dell'uomo e del suo «ghost in the shell», Come un mattino texano lascia un segno indelebile nel lettore che si sente frastornato e quasi spezzato da un carico emotivo che altro non è che il suo animo allarmato.
Slegato per ambientazione, ma continuativo per emotività, Città tropicale di Luca Bernardi ci porta in una situazione alla Quinto elemento, ma anche in una zona morta dove aleggia l'ombra di William Lee in versione quasi cyber punk. Zoe ha venticinque anni, vive in una dimensione urbana veloce, incalzante, distaccata dall'apparato umano e in cui il reietto ha sempre da insegnare, vivendo a proprie spese la vita. La protagonista, in un'estate rovente perde la possibilità, a causa del suo medico, di utilizzare l'ansiolitico che l'aiuta a fare un passo dopo l'altro nella sua esistenza fratturata. Questo primo sconquasso alla sua routine, questo blocco della zona sicura in cui vivere e in cui ha vissuto fino ad allora, la conduce non solo in luoghi oscuri della città senza nome, ma anche nei percorsi ciechi della propria solitudine, di un'intimità fatta anche di segreti, dolori, irresponsabilità emozionale.
Luca Bernardi traccia un quadro quasi da Marvel 2099, con scenari cupi, una religione che furoreggia nei bassifondi e chiamata l'Abysso, e personaggi che incarnano pienamente tutta l'atmosfera del libro, come ad esempio Il Genio - compagno di Zoe - rapper mai arrivato, che si mescola con patti scellerati a entità misteriose che si rifaranno anche sulla protagonista che nel frattempo incontra la nemesi del Genio, ovvero Il Cieco, rapper preferito della ragazza.
Un uomo che si ritrova a dover scappare da delinquenti e presenze inquietanti e incombenti, portando con sé la giovane, che nel frattempo - tra magia, pericoli e fughe - deve fare i conti con chi è e con il desiderio di una pace che forse potrebbe arrivare anche per lei.
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