Il sesso è sempre un rischio. In letteratura anche i migliori hanno preso cantonate clamorose tanto che esiste un premio poco ambito per le scene erotiche peggiori, il Bad Sex Award, vinto da pesi massimi come Philip Roth, Norman Mailer, Ian McEwan. A Venezia, quest'anno, non c'è alcun dubbio, la vincitrice sarebbe Nicole Kidman che, in Babygirl, tira fuori tutto il repertorio stereotipato del porno in Rete (non fingete di non sapere cosa sia Pornhub). Quando la Kidman, a quattro zampe, lecca il latte dalla ciotola in segno di sottomissione, scatta la risata del pubblico in sala. Cinquanta sfumature di imbarazzo. Scivolone nel grottesco, e nella metafora banale, anche per il resto bellissimo The Brutalist, a causa di uno stupro omosessuale che lì per lì pochi capiscono. Viene il dubbio ma Guy Ritchie e Adrien Brody sono un po' troppo vestiti, come avranno fatto? Ieri Diva futura aveva come oggetto l'avventura di Riccardo Schicchi e della sua agenzia di pornostar. Fu Schicchi a inventare la parola per Cicciolina, Moana Pozzi, Eva Henger e una infinita serie di attrici-spogliarelliste progressivamente sdoganate fino ad arrivare alle prime serate dei canali televisivi nazionali. La vicenda è presentata come un consapevole tentativo di forzare la morale ipocrita e bigotta. Schicchi sarebbe stato un perseguitato anche se il film, con onestà, registra una condanna per associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione. Il film vorrebbe raccontare il porno forse dal punto di vista delle donne, forse dal punto di vista di un uomo innamorato della bellezza. Ne esce invece la storia della banalizzazione dell'immaginario (ci potrebbe anche stare) e della mercificazione (ci può stare molto di meno) del sesso. Si dirà: nessuno ha costretto quelle donne. Se volevano guadagnare col proprio corpo, nessuno le può giudicare. E sarebbe corretto.
Però Diva futura dimostra il contrario: i contratti per film pornografici valevano legalmente quanto la carta straccia, e nulla impediva a chi aveva le immagini di ricavarci una dozzina di film invece dei quattro pattuiti, impedendo il ritorno a una vita «normale» qualora qualcuna lo desiderasse (Eva Henger lo ha desiderato per anni, senza riuscirci). Alla fine, l'unico amore romantico è quello omosessuale, ma non LGBTQ, di Queer.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.