Loro gli facevano le domande di rito. Qual è stato il momento più bello della partita? E trai due gol qual è quello che ti è piaciuto di più? E come mai questa volta hai esultato? E perché ti sei tolto la maglietta facendoti ammonire, qualcuno ti ha rimproverato... Loro erano Marco Mazzocchi e il suo sparring partner Francesco Pannofino (di cui qualcuno prima o poi dovrà spiegare la ragione di stare a Varsavia a spese nostre), Alessandro Antinelli e Giampiero Galeazzi ( Notti europee , Raiuno, giovedì, ore 23,05, share del 46,13 per cento). Il destinatario dei loro quesìti all’amatriciana era un ragazzo nero italiano con gli occhi solitamente iniettati di quella rabbia che sale dalle viscere dell’anima. Uno abituato a vivere contro il resto del mondo e che, invece, l’altra sera, il mondo lo teneva in mano. Era già questo il primo spiazzamento, ancora il meno rilevante della nottata. Loro, dunque, gli chiedevano del gol più bello e del momento più bello e dell’ammonizione rimediata togliendosi la maglietta, come prevede la liturgia di ogni dopopartita. Lui rispondeva stracciando il copione. Il secondo spiazzamento era nell’aspetto e nella fisicità del ragazzo nero con la cresta punk, quando diceva con il suo accento bresciano, che il momento più bello della partita «era stato alla fine, quando ho abbracciato mia mamma e le ho detto che i due gol erano per lei. Mia mamma è anziana e le è costato venire fin qui allo stadio...». E poi i gol erano belli uguali perché gli avevano regalato la serata più bella della sua vita. «Ma domenica spero che sarà ancora migliore perché arriverà anche mio padre e allora di gol devo farne quattro».
E i rimproveri per la maglietta tolta erano «solo invidia per il mio fisico ». È così: quando la gratitudine di un ragazzo adottato per i genitorirompeilcopionepost partita, la vita spiazza il rito e anche la politica.E la legge Bossi-Fini c’entra poco o niente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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