Se il Titanic affondò per colpa del timoniere

Esitò 30 secondi di troppo prima di cambiare rotta davanti all'iceberg. Una tragedia per trenta secondi, ma forse si poteva evitare

Se il Titanic affondò per colpa del timoniere

Una tragedia per trenta secondi. Un’inezia. Ma un’enormità, quel mezzo minuto, che ha causato l’affondamento del Titanic. Perché tanto avrebbe ritardato il timoniere, prima di cambiare rotta: e sarebbe stato questo a causare la morte di millequattrocentonovantasei passeggeri. Una delle navi più famose della storia, un incidente clamoroso e drammatico che, a quasi cento anni di distanza, nulla perde del suo mistero. Un destino terribile che ancora continua ad affascinare, a suscitare dubbi: è un secolo, dall’aprile del 1912, che gli studiosi si arrovellano per scoprire perché, quel gigante dei mari apparentemente perfetto, sia finito a picco come un banale gozzetto fra le onde. E l’ultima teoria in proposito sostiene che il naufragio non sia stata colpa dell’iceberg visto troppo tardi, ma appunto di quei trenta secondi di indecisione del timoniere.

Secondo lo studio, condotto proprio in occasione del centenario del naufragio della nave e pubblicato ieri dal quotidiano britannico Telegraph, la nave avrebbe infatti avuto tempo più che sufficiente per scansare la massa di ghiaccio che incrociò lungo la sua rotta, ma William Murdoch, il timoniere, aspettò mezzo minuto di troppo prima di decidersi a cambiare rotta. A quel punto era davvero troppo tardi: la sorte tragica del Titanic era segnata, così come ci è stata poi raccontata in libri, documentari e soprattutto nel colossal di James Cameron, che ha pure consacrato la carriera hollywoodiana di due star come Leonardo Di Caprio e Kate Winslet. Insomma mezzo minuto, e la sciagura navale più famosa della storia sarebbe stata evitata.

La nuova ricerca giunge a conclusioni opposte rispetto a quelle della «Wreck Inquiry», l’inchiesta sul naufragio del 1912 in cui era stato stabilito che il timoniere aveva virato la nave immediatamente, appena era stato avvertito della presenza ravvicinata dell’iceberg. I ricercatori hanno basato la loro teoria sulle nuove testimonianze di due marinai: Fredrick Fleet, il marinaio di vedetta che aveva dato l’allarme e Robert Hitchens, il marinaio che manovrava la barra del timone. Samuel Halpern, l’esperto della storia del Titanic a capo dello studio, ha spiegato che sicuramente il primo ufficiale pensava che la nave sarebbe riuscita ad evitare l’iceberg senza un cambio di rotta. Una sicurezza che gli è costata cara, perché, quando si è ravveduto, ormai non aveva più tempo per mettere in salvo il Titanic. «Ha aspettato quei 30 secondi di troppo. È stata una sua valutazione da marinaio, ma era una valutazione sbagliata».

Oltre all’errore del timoniere, secondo Halpern a causare la tragedia fu anche la decisione del capitano Edward Smith: dopo lo scontro con l’iceberg infatti ordinò di non fermare la nave, e questo a causa delle insistenze del presidente della White Star Bruce Ismay, che non voleva danneggiare la reputazione della

società navale. Ma secondo gli studiosi la decisione di proseguire la navigazione fece sì che la nave imbarcasse molta più acqua in poco tempo e quindi affondasse molte ore prima di quanto sarebbe accaduto se fosse stata ferma.

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