Se in tribuna fanno entrare anche Brusonno

Paolo Brusorio

Finalmente anche in Italia c’è una legge per garantire la sicurezza negli stadi. Dopo anni passati a inseguire teppisti col passamontagna, lanciatori di motorini, ultrà piromani, sprangatori della domenica e infine anche il modello inglese, anche il nostro calcio si ritrova servito il suo bel piano antiviolenza. Il decreto Pisanu è diventato legge. In sintesi: biglietti nominali, tornelli agli ingressi, controlli serrati, steward sulle gradinate. Senza distinzioni di settore e di tifosi. Dagli ultrà al nonnino col nipote, tutti schedati.
Ma le cose non funzionano ancora. O funzionano all’italiana. Qualche martedì fa, serie B. Torino-Crotone, match fuori abbonamento tanto che alla fine i paganti saranno ventimila. Tanti per la B e per Torino, Juventus compresa, ma certo non una folla oceanica. Botteghini dei distinti, settore est del Delle Alpi. Le nuove norme richiedono la compilazione dei moduli che permettono di schedare i tifosi: nome, cognome, indirizzo e numero di un documento d’identità. E i moduli? Impilati a fianco dei botteghini, ma non di tutti: il modo migliore per rallentare la operazioni. Alla partita mancano quarantacinque minuti, ma entrare al Delle Alpi è più macchinoso che passare la dogana svizzera, non tutti sanno dei moduli (e va bene che la legge non contempla l’ignoranza) ma chi lo sa non riesce a trovarli. Così succede la cosa più normale del mondo: si forma la coda e allora basta immaginarsi uno Juventus-Milan qualsiasi, centuplicare i venti metri di fila e siamo al caos.
Comunque: si consegna modulo e documento all’addetto della biglietteria che compulsa i dati sul computer e poi emette il tagliando. Settore, fila, posto, prezzo, codice da memorizzare, nome e cognome. Appunto. Brusorio diventa Brusonno. Stampigliato in basso a sinistra. Inutile farlo notare allo sportello, la fila si ingrossa e le otto e mezza si avvicinano. Tanto vale a questo punto sondare l’efficienza dei controlli: al Delle Alpi sono due, il primo ai cancelli d’ingresso, il secondo all’entrata di settore. Con una mano Brusonno presenta il suo tagliando, con l’altra Brusorio, e in maniera appositamente sfacciata, la carta d’identità: «Adesso mi rimandano indietro, i due nomi sono diversi, vabbè perdo l’inizio della partita però almeno i controlli funzionano». «Prego», dice l’impiegato ai cancelli. Prego? E il decreto Pisanu, la sicurezza, l’identificazione, il pugno duro. «Vabbè, non la farò franca al secondo controllo». «Avanti». Avanti? E il decreto Pisanu, la sicurezza...


Brusonno entra allo stadio, il suo settore è il Q02, ma il delle Alpi è una manna, anche pieno sembra semivuoto, figuriamoci poi quando è vuoto davvero, così uno si siede un po’ dove vuole. Di steward appena l’ombra. La partita comincia, Brusonno ha novanta minuti di vita e guai a chi lo scoccia. Di sicuro, nessuno lo scaccia.

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