Sea sta cedendo la sicurezza? Indirizzata già da qualche anno sulla rotta della privatizzazione, la società di gestione degli aeroporti di Milano - oggi di proprietà del Comune e di fondi privati - sta esternalizzando in questa fase alcuni servizi, tramite vendita di asset interni. Fra questi, i sistemi informativi: i 100 addetti che ne occupano sono stati divisi: una parte resterà dentro, ma la maggior parte (sessanta) sarà ceduta. A questo scopo è stata creata una società appaltatrice, Ais, che oggi è in mano a Sea, ma che - se e quando sarà definitivamente compiuto il percorso di cessione - finirà sul mercato, al vincitore di un bando per 130 milioni in 9 anni.
L'operazione ha suscitato una certa apprensione, anche per le sorti dei dipendenti. «In 36 anni - dice Giovanni Cervone, del Cub trasporti - è la prima volta che di fronte a un'esternalizzazione non viene garantita ai dipendenti la possibilità di restare in azienda. Ed essere posti fuori significa stare fuori anche dal contratto collettivo nazionale dei trasporti, con tutte le misure».
I dubbi però non sono solo di ordine sindacale. In un momento di incertezze e minacce strategiche, le inquietudini sono anche sulla sicurezza. La giunta comunale si è sforzata di minimizzare, sopire. Non si sa bene se per superficialità o altro, quando il contratto era già stato scritto, anche l'assessore Emmanuel Conte, rispondendo a un'interrogazione di FdI ha messo nero su bianco che «tutte le tematiche di sicurezza e cybersecurity non rientrano nell'operazione di cessione».
Ora sappiamo che non è esattamente così e in un momento storico come l'attuale, carico di tensioni strategiche e minacce, il profilo di sicurezza è ovviamente centrale nel settore, tanto che lo stesso presidente di Enac, Pierluigi Di Palma, audito presso la commissione Trasporti della Camera, ha dichiarato che anche la cessione «in house» dell'informatica genera dei timori. Figurarsi una cessione esterna.
«Questi dipendenti - spiega il sindacalista Cervone - lavorano su linee telefoniche, gestiscono applicativi per organi sicurezza. Se andassero in mano a una ditta esterna, non potrebbe essere un problema? Senza allarmismi, una valutazione andrebbe fatta. Noi ci siamo posti anche questo problema». È poi arrivato, va detto, l'ok del comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli aeroporti, ma i dubbi non sono stati risolti. Un'interrogazione è stata presentata anche da Marco Osnato (FdI), deputato milanese oggi presidente della commissione Finanze della Camera, preoccupato dai «numerosi pregiudizi in termini occupazionali ed economici» ma anche dai profili di sicurezza, «anche di sicurezza nazionale» essendo presenti numerosi dati relativi a controlli di passeggeri e bagagli».
Nei mesi scorsi, Sea e Palazzo Marino hanno continuato a gettare acqua sul fuoco, sia sugli aspetti sindacali sia su quelli di sicurezza, ma ora è iniziata la causa di lavoro - attori sono molti dipendenti - e sta emergendo una realtà molto diversa da quella prospettata. Il contratto prevede sì che «la responsabilità della cybersicurezza sarà a carico di Sea», ma dal punto di vista operativo si delinea una vera e propria cessione delle mansioni ad Ais, che dovrà «garantire tutti i livelli di sicurezza cibernetica richiesti da Sea».
La logica dell'operazione sfugge, anche quella economica, perché Sea è in perfetta salute.
«Non è in crisi, ha sempre dato dividendi al Comune - dice Cervone - e anche negli anni del Covid non ha perso, ha solo incassato meno del previsto. Noi ci siamo sempre detti contrari per varie ragioni, chiedevamo di non essere ceduti, eppure siamo rimasti inascoltati».
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