Margherita Tizzi
La pazienza nell'attendere il momento, quello giusto, e la voglia di viaggiare, con la mente e fisicamente. Sono le caratteristiche che Henri Cartier Bresson, in mostra fino a domani alla Reggia di Monza, riteneva dovesse avere un fotografo, per cogliere, della realtà, tutte le sfumature espressive. Un metodo caro ad Andrea Tornaghi, gemmologo e proprietario delle boutique Remida Tornaghi (remidatornaghi.com) di Monza, Forte dei Marmi e Saint Moritz, che, per disegnare i suoi gioielli, apparentemente semplici e contemporanei, si siede nelle panchine del mondo, aspettando che accada quel qualcosa. «È la mia massima ispirazione. Sto seduto anche delle ore, finchè non arriva lo scatto. Perché è la percezione la base per creare un prodotto innovativo per clienti diversi, italiani e stranieri». Un'eredità artistica importante quella di Tornaghi, trasmessagli dalla madre Mary, che nel 1970 aprì la sua piccola bottega nel centro storico del capoluogo brianzolo, per vendere più che altro orecchini pendenti, allora poco di moda. «Mia mamma capì l'importanza di quel pezzo, sfizioso e versatile, che la donna si regala». Ma mai sottovalutarne l'importanza: «Un uomo si giudica dagli orecchini che ti regala», diceva Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Per questo motivo, in quasi 40 anni di attività, «non abbiamo mai pensato in modo classico, per non perdere lo smalto iniziale - continua il designer -. Così abbiamo cercato di rendere preziosa ogni piccola fantasia, trasformando l'ornamento lussuoso in una creazione rassicurante e mai scontata, da indossare ogni giorno con disinvoltura. Simplicity is the ultimate sophistication». Semplicità è raffinatezza, dunque, tradotta in gioielli fatti a mano o con il tradizionale metodo della cera persa, spesso monocromatici, geometrici e realizzati anche con materiali non nobili.
«Il titanio, il ferro o il legno, ad esempio, che amiamo contaminare con pietre preziose. Questi metalli hanno delle bellissime storie da raccontare. Prima di tutto quelle dei maestri artigiani che, giorno dopo giorno, come maniacali scultori, riescono a plasmare un cubo di ferro in un anello unico; perché se sbagliano non possono tornare indietro. Poi c'è il titanio, anallergico e 4 volte più leggero dell'oro, così da permettere di lavorare su volumi e geometrie altrimenti impossibili. Un esempio? Il grande bracciale inciso a mano con un piccolo bulino e montato con brillanti di grandezza diversa e incastonati anche al contrario, per dare più trasparenze al pavè. Un'opera d'arte da preservare, come l'abilità di alcuni orafi italiani».
Remida Tornaghi montano pietre e creano gioielli anche su richiesta, anzi «i consigli dei clienti sono preziosi per attualizzare i prodotti e per lo sviluppo delle collezioni future. Qualche anticipazione? Stiamo studiando il mammut fossile e l'ebano, da arricchire sempre con preziosi. Questo binomio rende vincenti i monili». Oltre che indiscutibilmente unici e individuabili tra mille, per la loro bellezza oggettiva e per la felicità che procurano, come dimostra questo aneddoto.
«Durante l'estate di qualche anno fa mi chiamò una cliente in vacanza in Sardegna - racconta Tornaghi -. Era in spiaggia e all'improvviso le si avvicinò un vucumprà, che, indicando i suoi orecchini, disse: Remida Tornaghi?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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