Milano - Qualche flop clamoroso; la fiction che,nonostanteicedimenti, tiene in piedi le reti; i reality sempre meno apprezzati; le serie americane che vanno forte, i giochini pre Tg1 che tengono banco; la guerra tra Affari tuoi e Striscia la notizia; la Corrida super; i giovani che migrano su Sky. Alcuni flash della stagione televisiva che si è chiusa sabato. È tempodi bilanci,dunque, soprattutto per gli inserzionisti pubblicitari, che controllano se gli ascolti promessi dalle reti (e sulle cui previsioni hanno pagato gli spot) sono stati mantenuti. I dati, si sa da tempo, non appaiono confortanti per quelle chevengonodefinite le tv generaliste e cioè i canali Rai e Mediaset. I numeri da settembre 2006 sono negativi, negli ultimi mesi ancoradi più. Anzi, questa annata segna proprio il culmine della crisi della tv tradizionale che si è evidenziata nelle stagioni scorse. Il fenomeno è apparso più evidentedi recentequandoilpubblico ha detto un no secco a programmi come Colpo di genio, Apocalypse show o Votantonio, e, nei mesi precedenti, ha rifiutato uno dopo l’altro i reality fotocopia, da WildWestaUnduetre stalla. Eallora i titoli sui giornali accanto alla parola flop, recitavano: «Persi un milione di spettatori», «2007, anno orribile per la Tv».
Però, l’erosione è iniziata molto tempo prima. Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai grafici che sono stati realizzati per noi da Carat Expert-Aegis mediagroup.Lasocietà di consulenza ha allargato lo sguardo agli ultimi sette anni, considerando i periodi da settembre a maggio, quelli televisivamente più «caldi». La sostanza è che il pubblico ha cominciato ad abbandonare la televisione nella stagione 2004-2005. Basta pensare cherispetto al 2003-2004,nella prima serata, si sono persi per strada, in totale,unmilione e mezzo di spettatori. Una cifra impressionante. La Tv di Stato nel 2000 (media giornaliera) aveva uno share del 46,9 per cento, ora del 43; la Tv privata uno share del 44,5, ora del 40,4. Ovviamente, Rai e Mediaset restano, di gran lunga, le tv più importanti, più seguite: insieme raggiungono ancora l’83,4 per cento (85 in prime time) della popolazione italiana che guarda la televisione, però nel 2000 rappresentavano il 91,4 (91,9 in prima serata). E Raiuno e Canale 5 restano le reti più viste e irraggiungibili, ma calano rispetto agli anni precedenti.
Ma dove sono finiti gli spettatori che hanno abbandonato la tv tradizionale? Studi precisi non cenesono. Certo,una buona parte è emigrata su Sky, che, dal 2003, anno da cui partono le rilevazioni, ha avuto un trend sempre crescente fino ad arrivare ora a 4 milioni 170mila abbonamenti. Un’altra si è dispersa. I giovani preferiscono accendersi il computer e navigare sul web. Bastano pochi dati per capire il fenomeno: Rai e Mediaset insieme, dal 2003, hanno perso il 10,9 per cento dei bambini tra i 4 e i 14 anni e il 9,7 se lo è catturato Sky.Tra i 15 e i 24 anni le tv tradizionali hanno ceduto a Sky il 6 per cento. Tra i 25 e i 34 anni flessione dell’8,4 per cento.
Gli analisti fanno notare che, in generale, questa stagione è stata particolarmente negativa per la Tvancheacausadell’inverno tiepido, per cui la genteha preferito uscire di casa. Ma il calo delle tv tradizionali è dovuto anche alla stanchezza da parte del pubblico verso programmi simili da una parte e dall’altra. Un esempio tra tutti: quello dei reality show tra cui hanno resistito solo quelli storici come il Gieffe e l’Isola e la novità della Pupa e il secchione.
Bene. Come fare per uscire da questa crisi e recuperare i giovani? Cambiare, innovare? Ci si prova, nelle reti minori e su Sky. Mediaset da tempo ha cominciato a investire in nuove tecnologie e contenuti, dal digitale terrestre ai telefonini, al recente acquisto di Endemol.
Le reti ammiraglie (soprattutto Raiuno) scelgono di restare ancorate al loro pubblico tradizionale: nella prossima stagione autunnale sono in programma trasmissioni storiche: Ballando con le stelle, il Treno dei desideri, L’Isola, Zelig, C’è posta e via ripetendo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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