Sempre più sicuro l’intervento sulla cataratta

Felicita Donalisio

Intervento oculare sicuramente tra i più frequenti, sia in Italia sia all'estero, la rimozione della cataratta ha ormai raggiunto livelli di perfezionamento estremamente elevati, consentendo di ottenere ottimi risultati in termini sia di efficacia sia di sicurezza: «Oggi, questo tipo di intervento può essere eseguito addirittura secondo tre modalità differenti», sottolinea il professor Lucio Buratto, direttore del Centro Ambrosiano di Microchirurgia Oculare di Milano. «La prima, meno invasiva, è la cosiddetta facoemulsificazione ad acqua, che consiste, in pratica, nel "lavare via" il cristallino opacizzato grazie a un micro-getto d'acqua. Si tratta di una tecnica che trova indicazione soprattutto per le cataratte recenti, morbide o di media consistenza.
Per quelle un po' più indurite si passa invece alla facoemulsificazione a ultrasuoni, a tutt'oggi la procedura più diffusa, in cui il tessuto viene frantumato attraverso un sottilissimo ago che vibra tramite ultrasuoni a bassa frequenza.
Nei casi in cui la cataratta si presenta particolarmente resistente, infine, si può contare su un terzo sistema, messo a punto di recente (metodo ozil), che si avvale di uno speciale strumento a punta ricurva che, oscillando come un pendolo, frammenta il cristallino, con un'azione prevalentemente meccanica».
Tutti questi interventi sono eseguibili in regime ambulatoriale, con anestesia locale, e durano circa 15-20 minuti (la prassi è normalmente quella di intervenire prima su un occhio e, a breve distanza di tempo, sull'altro). Qualunque sia la metodica prescelta, la tendenza è quella di ridurre al minimo l'invasività: «Fino a qualche anno fa, era indispensabile un'incisione di almeno 3,2-3,5 mm», spiega il direttore del Centro Ambrosiano. «Oggi soli 2 mm possono essere sufficienti sia per rimuovere il tessuto alterato sia per inserire la nuova lente artificiale. Il cristallino sostitutivo viene, infatti, "iniettato" nell'occhio da un apposito strumento, simile a una siringa, per poi essere posizionato, una volta all'interno, in modo definitivo. Questo riduce sensibilmente eventuali inconvenienti o effetti collaterali, accorciando notevolmente anche i tempi di riabilitazione. Il recupero visivo è rapido: già nelle prime ore postoperatorie si ottiene una buona visione, con pochissimi disturbi».
Fiore all'occhiello dell'intervento, infine, sono le lenti intraoculari di ultima generazione: «Ottimamente tollerate, le nuove multifocali consentono addirittura di contrastare eventuali difetti visivi preesistenti (miopia, ipermetropia e, oggi, persino astigmatismo, che in passato correva il rischio di subire un peggioramento a seguito di questo tipo di intervento), eliminando l'uso degli occhiali, sia per lontano sia per vicino», afferma il professor Buratto. «Trovano pertanto indicazione - costituendo un'alternativa più che valida al trattamento con laser ad eccimeri - anche per tutte quelle persone con disturbi di vista di una certa entità, la cui qualità di vita è compromessa da occhiali pesanti e poco funzionali, o dall'uso di lenti a contatto poco o mal tollerate».
Fondamentale, sempre, è un'accurata visita pre-operatoria: «Per una garanzia del successo dell'intervento è indispensabile stabilire le condizioni dell'occhio e valutarne l'operabilità», sottolinea l'esperto.

«Il suggerimento è pertanto quello di selezionare attentamente la struttura ove sottoporsi all'operazione, informandosi anche sulle varie opzioni di trattamento, per poter essere indirizzati verso quella più idonea alle proprie esigenze».

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