Il senso di Dambruoso per giustizia, cucina e teatro

È tendenzialmente negato in cucina Stefano Dambruoso (nella foto), che mangia prevalentemente fuori, ma ha un «must» quando resta a casa: «So misurare alla perfezione la giusta quantità di olio crudo e quella di parmigiano, che porto freschissimo da Parma, per preparare la pasta corta», dice. Magistrato, scrittore, capo dell’ufficio per il coordinamento dell’attività internazionale del ministero della Giustizia, già sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, è anche provetto cuoco. «Per quanto riguarda i dolci - ammette -, preferisco i cannoli alla ricotta, apprezzati durante il mio passato professionale in Sicilia, ad Agrigento e Palermo». Sportivo, ex giocatore di pallacanestro, nuota due volte alla settimana e se gli resta un po’ di tempo si diletta anche nella corsa: «Mi piace molto andare a teatro e cimentarmi come attore - prosegue Dambruoso, autore di Milano-Bagdad (Mondadori) e indicato nel 2010 tra i candidabili alla carica di governatore della Puglia -. Da adolescente ho frequentato corsi di teatro, oggi, dopo l’esperienza di sei anni al festival di Spoleto, a Cortina e a Roma, proseguo come attore nelle vesti del procuratore che sostiene i grandi personaggi della storia. Si tratta di un processo simulato, per esempio alla Monaca di Monza, o a Jfk, contestando un loro grande errore. Il pubblico è la giuria, in scena ci sono il giudice e i due avvocati. Irene Pivetti ha interpretato la Monaca di Monza, David Sassoli è stato Ulisse».

Uno snob? Niente affatto, perché Dambruoso non disdegna i gusti più «pop»: legge best seller come La solitudine dei numeri primi, non disdegna i filmoni americani e la mattina fa colazione guardando «Ominibus»: «Anche se adoro fare zapping».

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