A due giorni dalla sfida di calcio tra lItalia e la Serbia cè già uno Stankovic a far impazzire la nostra nazionale. Pensi al nerazzurro Dejan, ma sbagli: di nome fa Dragan, 202 centimetri di potenza, gioca centrale e ieri ha soffiato allItalia di Anastasi il terzo posto al mondiale di pallavolo. Come Dejan, anche Dragan gioca in Italia, alla Lube Macerata: un «infiltrato» che ci ha soffiato mestiere e vittorie. Speriamo che domani Dejan non faccia altrettanto con la nazionale di Prandelli. Con i suoi 11 punti, lo Stankovic spilungone ha svegliato Mastrangelo e soci dal sogno di conquistare davanti ai propri tifosi una medaglia mondiale: 25-21, 25-20, 26-28, 25-19 i parziali del 3-1 finale dove la Serbia, grazie anche a un Miljkovic in versione maxi (22 punti alla fine), non ha incontrato grossi problemi a piegare una nazionale azzurra ancora vittima più dei propri imbarazzi che dellaltrui forza.
E proprio come nella semifinale persa contro i verdeoro - che battendo Cuba con un netto 3-0, (25-22, 25-14, 25-22) si sono aggiudicati il terzo mondiale di fila eguagliando lItalia della «generazione di fenomeni» - gli azzurri hanno dovuto confrontarsi con due avversari. Prima di iniziare a giocare contro la Serbia, hanno dovuto sbarazzarsi delle proprie paure: ma a quel punto i serbi erano già avanti di due set. «Vivono in me sentimenti contrastanti, da una parte la gioia di aver portato lItalia alla terza fase ed aver avuto la possibilità di giocare a Roma davanti a questo meraviglioso pubblico, dallaltra la delusione di non aver giocato al massimo in queste ultime due partite», dirà il ct Anastasi alla fine. UnItalia imprecisa e debole al servizio, poco efficace in attacco e incapace di mettere a terra i palloni più combattuti, che poi sono quelli che portano benzina ed entusiasmo nelle braccia. Gli azzurri devono così «accontentarsi» (in tanti avrebbero messo la firma per un risultato del genere allinizio del mondiale) di un quarto posto. Leggere le dichiarazioni degli azzurri, per credere. Parodi: «Ci è mancata la continuità». Zaytsev: «Abbiamo sentito troppo il nervosismo». Sala: «Forse siamo arrivati troppo tesi a questa fase finale».
Nel weekend di medaglie, giocato davanti al pubblico amico (11mila gli spettatori al Palalottomatica di Roma), è emersa pienamente la difficoltà degli azzurri di giocare sotto pressione: non è un caso se gli unici due set vinti sono arrivati quando i nostri avversari erano già sul 2-0, ovvero quando non cera più nulla da perdere, ma era ormai troppo tardi per rimontare.
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