Luxottica, Interpump, L’Espresso, Bnl, Marzotto, Manetti & Roberts, Manuli Rubber, Sintonia, Aon Italia: sono alcuni dei consigli d’amministrazione in cui siede Sergio Erede, avvocato d’affari amico di De Benedetti, Colaninno, Benetton, Del Vecchio. A questi cda si doveva aggiungere anche Prysmian, società italiana leader nel mondo nei cavi in fibra ottica, in cui Erede è stato cooptato recentemente. Ma lunedì l’avvocato ha declinato: non è più disponibile all’incarico in seguito alla condanna, arrivata il 9 dicembre, a un anno e sei mesi per concorso nella bancarotta Parmalat. Pena sospesa e ricorso in appello. Ma tanto basta per rinunciare a Prysmian. Una decisione che, in un mondo perfetto, appare corretta; mentre nel dettaglio suona un po’ bizzarra: che ne sarà degli altri incarichi nei cda appena elencati? Difficile pensare a dimissioni all’ingrosso. Anche perché si tratta di poltrone spesso legate ad attività professionali e imprenditoriali dello stesso Erede.
Questo è infatti l’intreccio che facilmente si riscontra nell’ambiente della finanza, dove i professionisti a libro paga delle società ne divengono spesso e volentieri amministratori. Così Erede,al pari degli altri maggiori avvocati d’affari, siede nei board dei gruppi per i quali ha seguito operazioni finanziarie. Ma non solo. Per esempio, nel caso del rapporto storico con la Luxottica, l’intreccio è più stretto: nel 2007 Erede ha lavorato alla cessione della Beni Stabili al gruppo immobiliare francese Foncière des Regions. In seguito all’operazione, il patron della Luxottica Leonardo Del Vecchio è diventato il socio di riferimento dello stesso gruppo francese che ora controlla Beni Stabili. Ed Erede, presente nei cda di Luxottica e Foncière, ha poi fatto affari direttamente con Beni Stabili. Non come avvocato, questa volta, bensì come immobiliarista: attraverso il gruppo Penteco (un giro d’affari da un centinaio di milioni) e la controllata Lagare, che ha rilevato per 34 milioni un terzo dei terreni dell’area Ripamonti di Milano che proprio Beni Stabili si è aggiudicata per realizzare uffici e immobili, tra cui un albergo alto 100 metri. Un intreccio di parti ben correlate. Le attività di Penteco-Lagare sono molte e in tutta Italia e fanno di Erede un vero e proprio emergente del mattone. D’altra parte una delle cose che ha reso ambita la professione dell’avvocato d’affari è la parcella: uno studio come quello nato a Milano dalla fusione nel ’99 tra il più «finanziario» Erede ed i colleghi esperti di privatizzazioni Franco Bonelli, ed antitrust Aurelio Pappalardo, arriva ai 150 milioni di fatturato annuo, di cui un centinaio si trasformano in utili. Nel 2008, 11,6 milioni sono finiti nel modello Unico di Erede. Non a caso egli ha seguito da vicino le maggiori operazioni finanziarie degli ultimi 20 anni:dall’Opa di Olivetti su Telecom di Roberto Colaninno, a quella su Autostrade dei Benetton, solo per citare due lavoretti da qualche decina di miliardi di euro. Grazie ai quali lo studio ha guadagnato una fortuna. Un successo che non è arrivato per caso: «È un professionista con capacità di concentrazione fuori dal comune», dice chi ha lavorato con lui un po’ di anni fa. Aggiungendo che «di avvocati così, poi non ne ho più visti».
Appassionato di trenini elettrici ( ha investito in una società che li produce), classe 1940, fiorentino, Erede si laurea in giurisprudenza, con lode, a Milano nel ’62;master ad Harvard nel ’ 64 e primi lavori a Boston e New York. Perfettamente bilingue italiano-inglese, possiede anche la lingua e il diritto francesi (oltre a una casa nell’adorata Parigi). Dopo un’esperienza all’ufficio legale dell’Ibm Italia, Erede fonda a Milano il suo studio specializzato in fusioni e acquisizioni già nel ’69, a 29 anni. E trova il primo grande cliente in Carlo De Benedetti, con il quale gestirà l’agonia di Olivetti e la nascita di Omnitel, futura Vodafone. Colaninno lo tiene con sé e insieme architettano l’Opa Telecom.
La madre di tutte le scalate, dicono alcuni; il peccato originale che carica il gruppo di quei debiti che ancora oggi l’appesantiscono, dicono altri. Ora la condanna Parmalat è la macchia più brutta e lo ha amareggiato, pur nella ferma convinzione dell’assoluzione in appello.
Una tegola arrivata proprio in una fase di consolidamento dell’attività legale, dove sembra che la componente dei «bonelliani» stia avendo il sopravvento nello studio. Ma l’ultima passione è per il giornalismo: una quota del 3% (50mila euro) nel parterre de roi (altri autorevoli professionisti) dei soci del sito internet- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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