Con il dilagare dei social network nella nostra quotidianità, oggi sono in molti che sognano la vita senza freni degli influencer, fatta di soldi, fama, viaggi e di un lifestyle dorato. Tutto questo è stato reso possibile non solo per la presenza massiccia di personaggi che hanno spinto a credere quanto sia bello essere un influencer, come Chiara Ferragni, ma anche l’universo cinematografico e televisivo ha dato agio a questa "professione”" di prendere spazio nella cultura pop contemporanea. E c’è una serie tv in particolare che ha cavalcato quest’onda, permettendo di raccontare il mondo degli influencer (e non solo) con uno sguardo schietto, sincero ma semplicistico. Stiamo parlando di Emily in Paris, la commedia di Netflix che dal 21 dicembre e a pochi giorni dal Natale, torna in streaming con gli episodi inediti della terza stagione. Una serie che, al netto delle critiche feroci, è diventata un grande successo per il colosso della tv online, tanto da essere confermata già per una stagione 4.
Ambientata in una Parigi da cartolina e quasi fuori la mondo, la serie porta la firma di Darren Star, già storico creatore di Sex and The City e del recente And Just Like That. E, affondando a piene mani nell’universo femminile, Emily in Paris non fa altro che raccontare i vizi e le virtù della società di oggi, sempre più connessa alla rete e che rincorre solo il compiacimento personale. Eppure è una serie che merita di essere vista anche solo per lasciarsi coinvolgere da una storia surreale che fa leva sui nostri sogni più reconditi.
Un’americana a Parigi che diventa un’influencer
Emily è una giovane donna avvenente e in carriera che a soli 28 anni riceve una proposta di lavoro inaspettata che la vede trasferirsi da Chicago a Parigi. Causa forza maggiore e per una gravidanza indesiderata del suo capo, Emily lascia la sua vita in America per vivere in Europa e per lavorare presso Savoir, un’agenzia pubblicitaria che si occupa di alta moda. La nuova arrivata ha il compito di gestire i social network e di "americanizzare" l’agenzia di Parigi. Un compito per nulla facile dato che, fin da subito, Emily dovrà rendersi conto che il lifestyle della Capitale è più accattivante e stravagante rispetto a quello di Chicago. E così, tra un selfie, una baguette di troppo e una corsa tra le vie più modaiole di Parigi, la ragazza comincia a vivere il suo sogno nella città più bella al mondo. Qui conoscerà Gabriel, il sexy chef dalla battuta sempre pronta, che farà battere il cuore della bella Emily, divisa però tra ciò che ha lasciato in America e il suo nuovo stile di vita da influencer europea.
Il Sex and The City della Generazione Z
Una serie frivola. E non ci sarebbe altro da aggiungere. Emily in Paris, attraverso quell’immagine vivida di una Parigi in cui tutto sembra possibile, non fa altro che raccontare il mondo ideale in cui ognuno di noi vorrebbe vivere. In un mondo in cui c’è lavoro per tutti, in cui c’è la possibilità di rincorrere i propri sogni, l’amore e di trovare l’anima gemella, ma soprattutto, la serie tv si trova a descrivere un mondo soffocato dal potere dei social. Emily in Paris parla anche di sesso e di complicate relazione sentimentali ma, anche in questo caso, ogni cosa viene raccontata con superficialità, senza scendere mai nel dettaglio. Convince solo perché è una serie glamour, ironica e divertente e perché "fa il verso" a quel grande cult che è stato Sex and the City, ma per il resto non è un prodotto che “buca lo schermo” o che resta nel cuore del pubblico. E’ solo di passaggio, come una cometa. Anche se, dalle interazioni sui social, pare che abbia attecchito sulla Generazione Z che ha eletto Emily come una sorta di paladina.
Lily Collins star indiscussa di una serie utopistica
C’è da dire, però, che grazie alla bravura di Lily Collins, la serie di Netflix ha di certo una marcia in più. La giovane attrice che è anche modella, celebre per il ruolo che ha ricoperto in film come Biancaneve e Scrivimi ancora, qui appare al meglio, riuscendo a interpretare una donna in carriera che lascia la sua comfort zone per un mondo pieno di sorprese. E la Collins è molto caparbia in questo: convince nel ruolo di Emily proprio perché è come se il suo personaggio fosse lo specchio della generazione di oggi. Oltre a questo, però, la serie sembra essere scollegata dalla realtà, pennellando una società contemporanea che sembra quasi utopistica.
Chi è Darren Star?
Emily in Paris è sviluppata per la tv da Darren Star. Il celebre regista e produttore di Hollywood, dopo un lungo periodo di assenza, torna in tv con un prodotto che attualizza temi e situazioni che in passato aveva già analizzato in altre serie. In molti lo conoscono perché, a inizio degli anni ’90, è stato il fautore del successo di Beverly Hills e di Melrose Place, successivamente è stato il genio capace di raccontare New York e il mondo delle donne con Sex & The City. Prima di Emily in Paris, ha portato in tv un’altra serie da "sogno", dal titolo Younger, ambientata a New York e nel mondo dell’editoria, che ha trovato successo anche su Sky. Questa estate, poi, sempre per Netflix ha realizzato Uncoupled, una sorta di Sex and The City al maschile e sulla comunità LGBT.
Emily in Paris è una "serie imbarazzante"
Dietro il successo – insperato – ci sono anche molte critiche. Alcune di queste sono sensate e ben argomentate. La stampa francese, ad esempio, non ha accolto positivamente la serie di Darren Star, definendo Emily in Paris un prodotto "imbarazzante". Questo perché, secondo i media francesi, è stata consegnata al pubblico un’immagine sbagliata di Parigi e dei francesi stessi. Non è stato apprezzato il fatto di aver descritto i parigini come una popolazione "pigra e che non arriva mai in ufficio prima della fine della mattinata". Per gli americani è come fossero delle "civette e per nulla attaccati al concetto di lealtà, oltre ad essere sessisti e arretrati dal punto di vista del marketing". Ma altri critici sono stati ancora più pungenti, criticando la recitazione, la regia e puntando il dito sull’immagine modaiola di Parigi che non è così "dissipata" come viene raccontata nella serie tv.
C’è anche un’accusa dal primo ministro ucraino
Superate le critiche da parte della stampa francese, Emily in Paris, durante gli episodi della seconda stagione, ha ricevuto un affondo anche dal primo ministro ucraino, in relazione al personaggio di Petra. Il personaggio, per l’appunto, è di origini ucraine, ed entra nella vita di Emily durante un corso di lingua francese. Cosa strana, ha l’abitudine del taccheggio.
Questa scelta alquanto bizzarra non è andata giù al ministro che, da quel che sembra, è un fan della serie di Netflix e, come ha riportato Vanity Fair, ha criticato molto le scelte di Petra. "È così che siamo visti all’estero? Come gente che ruba, pretende le cose gratis e ha paura di essere rimpatriato?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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