Infiltrati alla Casa Bianca, la nuova serie tv che fa ironia sul Watergate

5 episodi e un cast di grandi stelle per ricordare uno degli scandali politici più (tristemente) celebri dei nostri tempi. La serie della HBO è in Italia su Sky e NowTv dall'11 giugno

Infiltrati alla Casa Bianca, la nuova serie tv che fa ironia sul Watergate

Pagine di storia che hanno scosso l’opinione pubblica e che hanno lasciato un’impronta nell’immaginario comune (soprattutto in quello politico) sono, da sempre, fonte di ispirazione per grandi film e serie tv le quali, con un piglio deciso, raccontano fatti realmente accaduti con un occhio critico e per nulla edulcorato. E in America, di scandali altisonanti, ne sono esplosi a bizzeffe. Di recente – stiamo parlando negli anni ’90 – quello che ha travolto l’ex Presidente Clinton è stato celebre in molti modi. Ancor di più lo è stato quello che ha polverizzato l’amministrazione Nixon nel corso degli anni ’70. Lo scandalo Watergate, celebre non solo nei libri di storia, ora rivive in Infiltrati alla Casa Bianca, miniserie della HBO, che dall’11 giugno è in onda qui in Italia su Sky e in streaming su NowTv. Cinque gli episodi prodotti – che arrivano a cadenza settimanale – per raccontare la genesi di uno scandalo che ha cambiato per sempre lo sguardo di una nazione verso le istituzioni politiche.

Non è il primo e non sarà di certo l’ultimo racconto mediatico di quello che è successo nei meandri della White House, e di sicuro quello di Infiltrati alla Casa Bianca non è di certo il migliore, ma l’esperimento convince per un motivo ben preciso: affronta di petto il malcostume della politica americana con i toni di una commedia. Racconta lo scandalo ma parte dall’inizio, ovvero nel 1971, prima ancora delle elezioni di secondo mandato e prima che crollasse il castello (di carta) del buon Nixon. Così, l’espediente comico mette in scena una storia (quasi) inverosimile dove tutto sembra essere (ancora) possibile.

Un ex agente CIA e dell’FBI che furono i fautori dello scandalo

La vicenda prende le fila nel lontano 1971 quando Howard Hunt, che è stato agente della CIA, e Gordon Libby, con un passato nei ranghi dell’FBI, vengono assunti dalla Casa Bianca per far luce sul furto di documenti segreti del Pentagono a causa di Daniel Ellsberg. La disastrosa fuga di notizie fa tremare la sedia del Presidente e i due ex agenti sembrano essere l’unica possibilità per arginare la crisi. Mettono su una squadra molto sgangherata che però, attraverso una serie di inseguimenti, non riesce di certo a risolvere la questione. Nonostante ciò hanno una promozione e, grazie al consigliere della Casa Bianca, vengono assunti per lavorare per il Comitato per la rielezione del presidente Nixon. Questo perché è stata istituita un'organizzazione di raccolta fondi per eseguire spionaggio, sabotaggio, infiltrazione, disinformazione e sorveglianza elettronica contro gli oppositori. Sia Howard che Gordon, però, diventano i fautori dello scandalo che, di conseguenza, ha costretto il Presidente a dimettersi per evitare (altre) conseguenze.

Una serie ironica che però si perde in (troppe) chiacchiere

Con un solo episodio non è facile valutare nel complesso una serie tv, soprattutto una come Infiltrati alla Casa Bianca che è ispirata a fatti realmente accaduti. Un episodio, però, in questo caso, basta e avanza per capire non solo i toni della serie ma anche la sua messa in scena. È una serie atipica, che convince per un’ottima scelta del cast – Harrelson e Theroux sono immensi -, che piace per un’ottima ricostruzione degli usi e costumi dell’epoca, e che convince ancor di più proprio per la sua verve comica, capace di raccontare l’America degli anni ’70 con sarcasmo e umorismo nero come se niente fosse mai preso sul serio. Però la bellezza si esaurisce qui. Infiltrati alla Casa Bianca non va ben oltre uno schema pre-impostato e non sfugge dai meccanismi della commedia, facendosi beffa persino dei fatti realmente accaduti. Per questo motivo risulta essere una serie verbosa, in cui si parla troppo e si agisce ancora di meno, per nulla aderente alle intenzioni finali e che preferisce prendere in giro la politica a stelle e strisce invece che cercare di scendere a fondo nell’argomento, per regalare una sorta di spiegazione a quanto accaduto. La presa di posizione può essere anche innovativa, ma tutto il resto non convince a pieni voti.

Due star del cinema che "rileggono" la Storia

Anche se Infiltrati alla Casa Bianca non è una serie esente da difetti, è comunque appetibile per quel tipo di pubblico che cerca un prodotto di puro (e mero) intrattenimento che, però, affonda nella storia a noi vicina e comune. E sotto questo punto di vista, la miniserie della HBO funziona proprio perché ha trovato nel cast due validi attori per raccontare il retroscena allo scandalo. Per Woody Harrelson – che presta il volto all’agente CIA Howard Hunt – è un ritorno al piccolo schermo dopo i fasti di True Detective. Un ritorno in grande stile per un attore che è capace di superare ogni volta i suoi stessi limiti e di regalare al pubblico dei personaggi unici e sfaccettati. Con lui c’è Justin Theroux – ex marito di Jennifer Aniston, indimenticato per il ruolo che ha ricoperto (tra l’altro) nella serie di Leftovers – qui è un uomo sarcastico, estimatore della figura di Hitler ma per nulla abile sul lavoro. Insieme formano un duo di attori incredibili.

Prima del Watergate c’erano i Pentagon Papers

C’è da dire che quanto è successo in America ha radici ben profonde negli scandali politici che hanno interessato Nixton e il suo entourage. Ciò che ha portato la stampa a indagare sul presidente e i suoi giochi per vincere le elezioni sono partiti, essenzialmente, dai Pentagon Papers, avvenimento che la serie affronta di petto. Le Carte del Pentagono sono dei documenti top-secret di 7mila pagine del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America che presentano uno studio approfondito sulle strategie e i rapporti del governo federale con il Vietnam, nel periodo che va dal 1945 al 1967. Furono raccolti nel 1967, per volere di Robert McNamara, che voleva darli all'amico Robert Kennedy, che in quel momento pensava di candidarsi alla presidenza. I Pentagon Papers però furono poi copiati da Daniel Ellsberg e pubblicati per la prima volta sul New York Times, in prima pagina, il 13 giugno 1971 e poi anche sul Washington Post.

Cosa ha significato lo scandalo per la cultura moderna?

È una ferita profonda all’interno della politica americana. Il Watergate è stato un punto di svolta per tutte le figure istituzionali degli Usa e del loro rapporto che hanno avuto con l’opinione pubblica. Il solo fatto che, ancora oggi, è uno spunto per riflettere sullo stato e sulla posizione politica degli americani nel mondo, fa capire la gittata e la potenza dello scandalo. È di vitale importante perché è scoppiato in un periodo di grandi cambiamenti. Con gli strascichi della Guerra in Vietnam, si è assottigliato quel velo che c’era tra la Casa Bianca e il comune cittadino. È cambiata la percezione di chi fosse - e da dove venisse - l'avversario da combattere. Fino ad allora riconosciuto in pericoli esterni, il Watergate ha rappresentato un profondo momento di crisi per la società e l'inizio di un complesso processo di autocritica che ha influito sulla psicologia e sulla cultura statunitensi.

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Gli "Idraulici della Casa Bianca", una storia vera

"Quello che segue è basato su una storia vera. Nessun nome è stato cambiato per proteggere gli innocenti, perché quasi tutti sono stati giudicati colpevoli". Queste le parole che appaiono sullo schermo poco prima del primo episodio. E sì, Infiltrati alla Casa Bianca è ispirato a fatti realmente accaduti. I personaggi non sono di finzione. Gregory e Huyck, scrittori di lunga data del Late Show with David Letterman e di alcuni episodi di Veep e di Fraiser, hanno sviluppato la serie dal libro del 2007 intitolato Integrity: Good People, Bad Choices, dove si parta per la prima volta dei "famigerati" Idraulici della Casa Bianca.

E poi c’era Gaslit

E’ di un anno fa la miniserie tv di Starz, dai toni più drammatici, che racconta lo Scandalo.

Gaslit, questo è il titolo, che ha visto nel cast attori come Sean Penn e Julia Roberts, era ambientata nel 1973 e ha focalizzato l’attenzione sulla moglie del Procuratore generale degli Stati Uniti, artefice anche lui del Watergate. Più didascalica e femminista, la serie è stata comunque apprezzata dalla critica.

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