Terza stagione per The Witcher: la saga fantasy dice addio al "suo" Henry Cavill

Debutta in streaming la nuova stagione della saga fantasy di Netflix. La terza stagione apre a nuovi scenerai ma per The Witcher basterà tutto questo per compiere il "salto" ?

Terza stagione per The Witcher: la saga fantasy dice addio al "suo" Henry Cavill

Ci sono serie tv che hanno bisogno di tempo per mostrare al pubblico tutto il loro potenziale. Alcune riescono a far vedere di che pasta sono fatte, altre invece, purtroppo, restano sempre chiuse in un limbo che non ha fine. Ciò che accade con The Witcher, serie fantasy di Netflix che torna con gli episodi della terza stagione (la prima parte) dal 29 giugno, ha dell’incredibile. Premiata per aver portato in tv un universo vasto di mostri, demoni e leggende dell’oscura, è stata anche aspramente criticata - soprattutto dai fan - per una storia che non è mai riuscita a compiere un balzo, imbrigliata in uno schema narrativo troppo limitante. Eppure, The Witcher ad oggi è una delle serie di punta che sono presenti su Netflix e che riesce comunque a giganteggiare nella top ten, anche se non racimola numeri da capogiro come le altre. Si è guadagnata la sopravvivenza in un contesto in cui ci sono poche serie tv che rimangono e The Witcher è di sicuro una delle migliori.

Occhi puntati sulla terza stagione che, come dimostra il trailer e le prime immagini che sono trapelate in rete, la saga segna un vero e proprio punto di svolta per lo show di Netflix. Il futuro, però, non è roseo. Dopo che per tre anni il celebre Henry Cavill, sulla cresta dell’onda grazie alla sua interpretazione di Superman nell’omonimo film che ha prestato il suo volto per il mitico Geralt di Riva di The Witcher, decide di non rinnovare il contratto e lasciare la produzione. Alcuni riportano che per divergenze creative l’attore non avrebbe più intenzione di recitare nel ruolo. Al suo posto, dalla stagione 4 già confermata, ci sarà Liam Hemsworth (fratello di Chris). Fioccano già critiche a fiume sulla scelta di produzione ma, cosa più importante: ora che la serie ha imboccato la via giusta, cosa ne sarà di The Witcher?

Cosa c’è da aspettarsi dalla stagione 3

Dicevamo che, proprio i nuovi episodi, rappresentano un vero e proprio punto di rottura con il passato. La storia si fa ancora più cupa e un’imminente battaglia si intravedere all’orizzonte. Soprattutto, la vicenda in sé assume i contorni – molti cupi – del classico "viaggio dell’eroe". Scelta ardua ma necessaria. Mentre monarchi, maghi e bestie del Continente cercano di catturare Ciri di Cintra con tutti i mezzi possibili, Geralt cerca di nasconderla, determinato a proteggere la famiglia appena riunita da tutti quelli che minacciano di distruggerla. Ma non è tutto. Incaricata di insegnare la magia a Ciri, Yennefer conduce Geralt e la giovane verso la fortezza di Aretuza, un luogo protetto in cui sperano di scoprire di più sui poteri della ragazza. Non appena giungono a destinazione si rendono conto di essere arrivati su un campo di battaglia, devastato dalla corruzione politica, dalla magia nera e dai tradimenti. I tre "viaggiatori" dovranno unire le forze, difendersi e tentare il tutto per tutto o rischiare di perdersi per sempre.

Un universo horror e (quasi) metafisico

Cercare di delineare i contorni di una storia così complessa ed evocativa non è facile. The Witcher piace (e viene criticato) proprio per questo. Non è la classica serie fantasy in cui il bene trionfa contro il male dopo diverse peripezie, è un racconto dark, tetro, in cui l’oscurità ha la meglio in mondo in cui niente è ciò che sembra. The Witcher ha una storia non facile da catalogare. Dicevamo, è sì un fantasy ma propone uno sguardo diverso sul genere. C’è l’epica, c’è il conflitto, c’è il mistero e c’è un’ottima caratterizzazione dei personaggi, raffigurati con dei contorni mai banali e per nulla definiti. Come, per l’appunto, il buon Geralt. Lui è un mutante con poteri speciali che uccide i mostri per denaro e lo fa solo per il gusto di farlo, ma ha anche una morale e un cuore sotto il suo viso inespressivo e quella montagna di muscoli. Per questo The Witcher è un racconto che non è facile declinare in una serie tv – e per questo è stato più spesso travolto da critiche -. Per il genere del fantasy propone uno sguardo diverso dove le forze del bene non vincono mai sul male, ma evidenzia come niente può essere o bianco o nero. È in quella sfumatura di grigio che si trova la differenza.

Divisa in due blocchi per "colpa" di Stranger Things

E proprio per queste problematiche, c’è bisogno di fidelizzare con il pubblico e, nella strategia, si crede che dividere in due volumi la stagione che arriva il 29 giugno può essere una strategia vincente. I primi 5 episodi arrivano da subito, i restanti 4 saranno reperibili dal prossimo 27 luglio. Dietro questa scelta c’è un motivo e lo spiega il produttore durante una recente intervista. L’idea sarebbe nata durante le ultime fasi di produzione, e perché si è notato come la strategia vincente di Stranger Things – la stagione 4 è stata divisa in due parti e i numeri sono stati esaltanti – abbia portato a una serie di rivalutazione nel modo di condivisione dei contenuti da parte di Netflix. "L’esperimento è stato molto interessante perché non si può godere di un cliffhanger a metà stagione in una serie in streaming che esce tutta in una volta – rivela il produttore -, e l'intenzione era che i fan godessero di questa esperienza. Quindi si trattava più che altro di decidere con quale episodio interrompere – aggiunge -. Netflix era assolutamente d'accordo e credo che sarà divertente per il pubblico, perché in questo modo l'esperienza sarà un po' più lunga del previsto".

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Una saga letteraria ispirata ai mostri sacri del fantasy

Come è ben noto, dietro The Witcher c’è una serie di libri – tra romanzi e racconti brevi – che hanno costruito l’universo in cui sono ambientate le vicende dello "Strigo". L’idea nasce da Andrzej Sapkowski, autore polacco. Un successo che non è stato immediato ma, quando è arrivato, è stato inarrestabile. Le opere sono state tradotte in numerose lingue, tra cui l’italiano, il francese, il tedesco, lo spagnolo, e persino il lituano. Attualmente, la saga è composta da due raccolte di racconti e ben sei romanzi. L’autore ha dichiarato che per il suo "multi-universo" si è ispirato ai grandi della narrativa di genere, tra cui Terry Brooks e Tolkien. Il primo racconto risale al 1985 e partecipa a un concorso letterario indetto dalla celebre rivista fantascientifica polacca chiamata Fantastyka. Il racconto riceve ottime critiche e un buon consenso tra i lettori polacchi. Così l’autore decide di continuare a scrivere storie sul mondo di The Witcher. Solo in un secondo momento e conscio di avere uno zoccolo duro di lettori, Sapkowski decide di lavorare a una saga di cinque libri, che verranno pubblicati dal 1994 al 1999. L’ultimo, il sesto, è del 2013.

Le imprese dello "Strigo" in un racconto suggestivo

Le vicende sono ambientate lungo la costa occidentale di un Continente immaginario del quale non viene mai pronunciato il nome. La popolazione è eterogenea. Agli umani si affiancano le cosiddette Razze Antiche, costituite da elfi, nani e gnomi. Oltre agli umani e alle "razze antiche", nel Continente ci sono una grande varietà di creature e mostri, alcuni aggressivi che, da sempre, minacciano le esistenze degli uomini. Al fine di proteggere i coloni e gli stessi uomini, è nata un'organizzazione di guerrieri conosciuti come strighi.

Grazie a particolari pratiche (segrete) che includevano l'utilizzo di erbe mutagene e pozioni, sono diventati capaci di affrontare i mostri che infestavano il mondo. Secoli dopo, i mostri divennero rari e più schivi ma il lavoro per gli strighi cominciò a scarseggiare, segnando il tramonto dell'ordine. Ma, come ben sappiamo, il male ritorna e sempre più forte di prima.

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