"Serve ancora oggi. Ma bisogna allenare i ragazzi a capire i testi e ad argomentare"

Ha presieduto la commissione che nel 2019 ha riformato la prova di italiano. "Pochi faranno gli scrittori, ma a tutti sarà richiesto di leggere e comprendere"

"Serve ancora oggi. Ma bisogna allenare i ragazzi a capire i testi e ad argomentare"

«L'esame? Certo che serve ancora e, fra l'altro, per eliminarlo bisognerebbe modificare la Costituzione, quindi il procedimento è abbastanza oneroso». Luca Serianni, linguista, professore emerito dell'Università Sapienza di Roma, ha presieduto la commissione che, nel 2019, ha riformato la prova di italiano della Maturità.

Dopo il debutto, lo stop di due anni ma quest'anno lo scritto di italiano torna e torna nella sua veste rinnovata.

«Diciamo che l'esame attuale vede in me il suo responsabile... ma vorrei partire da un dato, i risultati del concorso per magistrato ordinario. Uno dei componenti della commissione, Luca Poniz, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, dice che ha superato la prova solo il 5,7%, pochissimi, perché ci sono stati - cito - strafalcioni di diritto ma anche di italiano. Il suo intervento ha due punti forti».

Quali?

«Il primo è che bisogna sapere maneggiare la lingua, non fare errori di ortografia e di grammatica. Il secondo è che proprio il linguaggio del diritto è particolarmente sensibile ai meccanismi dell'argomentazione. E la tipologia B della prima prova, insiste proprio su questo. Verifica quanto gli studenti abbiano appreso e sappiano fare con la propria lingua. Oggi è importante saper collegare dati diversi, possibilmente facendo relazioni tra ambiti concettuali differenti, tra letteratura e scienza e da questo insieme di dati ricavare un discorso coerente».

Secondo argomento?

«L'esame della maturità, continuiamo a chiamarlo così per comodità, è un rito di passaggio e come ci insegna l'antropologia, questo ha un significato. Bene o male lo studente chiude il suo percorso scolastico che è durato ben 13 anni e passa a qualcosa di diverso».

Non è antistorico oggi?

«Ha un valore simbolico. Da un punto di vista psicologico ed emozionale, mettendoci nei panni degli studenti, il significato continua a esserci. Che poi non serva discriminare è vero, ma è anche inevitabile. E infatti il Governo ha stabilito, secondo me abbastanza saggiamente, una quota molto alta del punteggio, ben 50 punti su 100, ai cosiddetti crediti, alle attività cioè che gli studenti hanno svolto negli anni. Quindi è molto difficile - vogliamo dire impossibile? - essere bocciati».

Lei ha coordinato la commissione per riformulare le prove di italiano dell'esame. Quali sono i punti su cui avevate puntato?

«Innanzitutto la capacità di comprendere un testo e di argomentare, poi l'attenzione al dato linguistico. Abbiamo menzionato espressamente la punteggiatura e la necessità di valorizzare i giudizi personali. D'altronde molti ragazzi che usciranno dalla scuola avranno ben poche occasioni nel corso della loro vita di scrivere. Ma tutti hanno necessità di saper comprendere quello che viene loro proposto».

Allenare a comprendere e argomentare. In che modo?

«Per esempio il diritto, si studia solo in un particolare tipo di istituto tecnico. Però, se si prende un testo di diritto scritto per un pubblico di 15enni, occorre che lo studente di liceo scientifico o artistico sia pienamente in grado di capirlo. E se non lo capisce è chiaro che c'è qualcosa che non funziona perché è un testo rivolto a quell'orizzonte di età e di esperienza. Magari si potrebbe prevedere un'ora in più di lezione solo per abituare all'argomentazione».

Quali sono gli errori macroscopici di italiano?

«Soprattutto non seguire una certa coerenza, con discorsi che non hanno uno svolgimento logico, senza capo né coda, con frasi che servono per riempire un po' lo spazio. Questo è da evitare disciplinandosi soprattutto con una serie di esercizi specifici».

Per esempio?

«Si parta dall'esame di un bell'editoriale come modello. Con l'aiuto dell'insegnante si cerca il punto di vista specifico dell'opinionista. Poi, su un articolo diverso, si dà il compito a casa. Domande sulla comprensione dei singoli passaggi, test a risposta multipla e il riassunto. Come terza fase, si chiede di scrivere qualcosa di simile su un altro testo».

Spesso i dati delle Invalsi non sono allineati con i voti di maturità.

«È un problema

reale. Si potrebbe dare un valore di giudizio ai test Invalsi, anche se susciterebbe parecchie reazioni... Ma attribuire un punteggio nei 100 punti finali anche ai test Invalsi del 4° anno, riequilibrerebbe certe situazioni».

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