Anche di Mina dicono che sarebbe meglio non cantasse in napoletano perché l'accento del nord non rende alcune particolari sfumature di una lingua che non è solo dialetto o cadenza. Lo stesso vale per la recitazione di Sergio Castellitto, nonostante il talento e il mestiere lo risparmino dall'eccesso di romanità che colpisce il cinema italiano. Il suo registro, però, è prevalentemente comico, al massimo grottesco, almeno per metà inadatto a rappresentare i momenti di tragedia, di autentico dramma: proprio l'alternanza tra le grida e i silenzi, la quotidianità e la filosofia hanno reso Eduardo De Filippo uno dei più grandi autori del nostro '900.
Dopo 43 anni e a 120 dalla nascita del drammaturgo, Rai 1 ripropone la lettura del classico eduardiano per eccellenza, Natale in casa Cupiello, scritto nel 1931 e passato in televisione nel 1962 e nel 1977, la seconda in particolare paradigmatica per la scelta degli attori accanto a Eduardo, il figlio Luca, Pupella Maggio, Lina Sastri.
A questa nuova versione, affidata alla regia di Edoardo De Angelis, riconosciamo il coraggio di accostarsi a un'impresa così difficile: confrontarsi con Eduardo, la sua recitazione, i cambiamenti repentini di tono, la profondità teorica che dietro esempi banali esprime profondi pensieri sull'esistenza. Non dico che deluda, però appiattisce il testo in una sola direzione, quella del dramma grottesco da camera dove si grida tanto, troppo (questo è tipico di Castellitto e degli attori italiani di oggi, recitare sempre sopra le righe), senza lasciar spazio a quelle pause e a quelle frasi sussurrate che Eduardo riteneva indispensabili.
Mutuo da Giovanni De Luna, noto storico e docente, il definire la differenza tra napoletanità e napoletanitudine. La prima è appunto quella di Eduardo e di Massimo Troisi, che implica un lavoro sulla lingua, una riflessione su archetipi e stereotipi, la seconda quella di De Crescenzo e Siani, che gioca sulla ripetizione insistita del cliché per cui è impossibile andare oltre la commedia dell'arte.
Rimodernare Eduardo? Decisamente no, il classico attualizzato risulta troppo spesso scolastico e questo essere espressione del nostro tempo emerge dalle facce degli attori, in particolare Marina Confalone non è antica come fu Pupella. Il regista sceglie di ambientare le vicende negli anni '50 (perciò si intravedono diversi legami stilistici con Via Gemito, il romanzo di Domenico Starnone), mescolando così la trasposizione filologica al tentativo di riattualizzare il vecchio teatro filmato che un tempo faceva cultura in tv.
Passato in prima serata martedì 22
dicembre, Natale in casa Cupiello ha sfiorato il 24% di share. Non tutto sarà sembrato perfetto, però chi non lo ha visto lo recuperi senza indugi, se possibile cercando negli archivi Rai le edizioni in cui recitava Eduardo.
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