Sessant’anni d’Italia raccontati con l’obiettivo

Ogni tema della rassegna mette a confronto gli stessi soggetti ripresi da un italiano e da uno straniero

Sessant’anni d’Italia raccontati con l’obiettivo

Andrea Indini

L’Italia è una visione che oscilla tra l’estasi del sogno e il calore della realtà. Un’istantanea bruciata dal sole che non ha tempo. Un po’ come le anziane vestite di nero che, negli scatti di Henri Cartier-Bresson, si disperdono, dopo la Messa, per le vie acciottolate di Scanno.
Oltre cento fotografie per raccontare il nostro Paese. La mostra Italia - Doppie visioni, ospite fino al 25 settembre negli spazi di Palazzo Reale, è una corsa attraverso le immagini dei più grandi fotografi del Novecento. «La mia passione non è mai stata per la fotografia in sé, ma per la possibilità attraverso l’oblio di se stessi di registrare in una frazione di secondo l’emozione di un soggetto e la bellezza della forma». Con queste parole Bresson spiegava perché nei suoi bianco-e-nero fosse così vivo il senso della realtà e della vita. Correva il 1994, dieci anni dopo il fotografo francese sarebbe morto a L’Isle-sur-la-Sorgue. Ma quella di Palazzo Reale non è una personale su Bresson, ma un viaggio nel secolo passato per cercare di raccontare l’Italia. La mostra presenta dieci temi centrali della storia visiva e della tradizione fotografica del nostro Paese: ogni situazione è stata catturata e confrontata, in modi e tempi diametralmente diversi, da un autore internazionale e e da uno di casa nostra. Così gli scatti duri e scolpiti delle tonnare trapanesi di Sebastião Salgado saranno ripresi, dopo qualche anno, dalla bravissima Giorgia Fiorio a Carlo Forte. «I dieci temi qui raccolti - spiega l’Azienda speciale Palaexpo che organizza la mostra insieme a Contrasto e alla Maison européenne de la photographie di Parigi - non sono casuali ma sono luoghi emblematici della storia della fotografia su cui, con linguaggi che riflettono personalità, epoche e culture diverse, si sono cimentati i grandi nomi della fotografia».
I centododici scatti, che accompagnano la mostra Robert Doisneau - L’amore è..., spaziano dalla contadina pianura padana di Luzzara, fotografata da Paul Strand e, a venti anni di distanza, da Gianni Berengo Gardin, alla crescita (disordinata o armonica) delle città nella Roma di William Klein e nella Milano di Mario Carrieri. Impressionanti le visioni notturne di Luca Campigotto e i colori sognati di Ernst Haas, entrambi intenti a raccontare i canali di Venezia. Si passa, poi, agli anni Settanta dell’impegno nelle foto-denuncia dei manicomi di Carla Cerati e, dieci anni dopo, del francese Raymond Depardon.
Il catalogo della mostra, edito da Contrasto, si avvale dei saggi di due scrittori, uno italiano e l’altro tedesco, in modo da allargare il numero delle «visioni» creandone una anche di tipo letterario. Si tratta di Francesca Sanvitale e Peter Schneider: un processo parallelo alle fotografie dove i due studiosi raccontano un’esperienza italiana come una propria personale visione del nostro Paese.

La mostra, che si terrà fino al 25 settembre a Palazzo Reale (piazza Duomo 12, tel: 02-875672), fa parte della rassegna Estate fotografia 2005. Aperto da martedì a domenica (9.30-20; giovedì fino alle 22), l’ingresso costa 8 euro (ridotto: 6).

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