Sesso, bugie e pettegolezzi: il lato perverso di Hollywood

Sesso, bugie e pettegolezzi: il lato perverso di Hollywood

Sono gli anni d'oro di Hollywood, i favolosi Cinquanta, James Dean, Marlon Brando, Rock Hudson, e poi Liz Taylor, Natalie Wood, Ingrid Bergman, Ava Gardner... L'America non si fa mancare nulla, ci sono soldi a palate, i comunisti da combattere, i Kennedy che cominciano la loro ascesa; e Los Angeles è la sua amante, l'amante dell'intero Paese, bramata e respinta, irresistibile e peccaminosa, luccicante e perversa. E a Los Angeles, in quegli anni, Freddy Otash è «l'uomo da conoscere». Poliziotto per una decade, cacciato con disonore perché ha avuto una relazione con una donna che, in realtà, era un uomo, e in quegli anni dorati i peccati si commettono, ma non si perdonano, e l'establishment è omofobo e razzista, Freddy si ricicla come investigatore privato prima e poi, siccome conosce tutti e, soprattutto, i dettagli più scabrosi delle loro vite, come fonte di Confidential, rivista scandalistica e scandalosa. Quando Freddy Otash decide di sputtanare qualcuno sulle pagine di Confidential, nell'America benpensante dei divi e dei moralisti il suo «fango di prima qualità» scatena il Panico: e infatti è così che si intitola il nuovo romanzo di James Ellroy (Einaudi, pagg. 391, euro 19,50, traduzione di Alfredo Colitto; in libreria da martedì), quasi quattrocento pagine di sesso, bugie, droghe e pettegolezzi sullo star system alle quali è difficile resistere (non si può rovinare nulla, della marea di aneddoti gustosissimi, veri e fasulli, che Ellroy sparge nel libro). Panico è travolgente quanto la paura suscitata da Freddy O. all'epoca del suo potere e, certo, è condito da un eloquio molto realistico, da scene di violenza, da descrizioni di fotografie rubate e filmini non proprio da educande, ma quella, come si dice in questi casi, è la realtà, bellezza. O meglio, la realtà così come si voleva venisse dipinta: ciò che il pubblico desiderava era spiare dal buco della serratura delle divinità hollywoodiane e ciò che le divinità, a loro volta, agognavano sotto sotto, era che le loro colpe venissero esposte alla luce del sole e, magari, punite. Con la gloria possibilmente o, almeno, con altre montagne di dollari...

Panico è un fiume in piena, quello che esce dalla bocca di Freddy O. decenni dopo quando, espiate alcune delle sue numerose colpe («Faccio di tutto tranne l'omicidio. Lavoro per chiunque tranne i comunisti» sostiene, ma c'è da credergli fino a un certo punto, un po' come ai suoi scoop...) decide di confessare le sue malefatte. Ormai si trova nel «Purgatorio dei perversi», lontano dalla sua «Hollyweird», terra di stramberie e illusioni, di amori perduti come l'attrice Lois Nettleton (alla quale il romanzo è dedicato), di ricatti e controricatti, di doppi tripli e quadrupli giochi, di intercettazioni e corruzione, un infinito di finzioni che trova la sua incarnazione perfetta proprio in Confidential che, dice Freddy a posteriori, è stato «un precursore dell'infantile Internet»: «Abbiamo creato noi la cultura mediatica del dire tutto»; cultura che si avvale di un «linguaggio lurido» e di pettegolezzi «reali e ripugnanti».

Risultato: «Stimolavamo il lato voyeuristico dell'America, rendendola dipendente da quella merce di merda». Non dalla verità, che è ben altra cosa, ma dall'apparenza fallace e pericolosa - di sapere tutto. Se questo ricorda qualcosa...

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