La sfida di Piombo in una Genova un po’ ingrigita

La sfida di Piombo in una Genova un po’ ingrigita

La vetrina ritagliata su via Roma e le piante a flirtare con i cromatismi delle giacche destrutturate, sul moiré verde chartreuse delle pareti e la moquette grigia a diluire gli umori. È il marchio «Piombo» che da oggi ha il suo negozio monomarca a Genova. Senza vernissage, sobrio ed eccentrico, per quel «viaggio sentimentale» di Massimo Piombo che sceglie Genova per riagguantare il filo di quei tessuti a ritroso. Secondo follia, secondo quell'educazione sentimentale che lo ha «distratto» dalle ribalte mondiali per ritrovare questa città «in salita» e un «un po' romantica». Senza lazzi; felpato e dirompente. Che Genova «fa parte del mio patrimonio intimo - rivela Piombo - Ecco il perché della mia scelta. Credo sia una delle più belle città del mondo. Ha vissuto grandi lustri e oggi soffre una sorta di debacle. Proprio questo mio arrivare a Genova diventa quasi un progetto territoriale». È l'incipit che traguarda la svolta di una città ingrigita e spenta, ma «fino agli anni '60 elegante, con persone eccentriche e visione internazionale - fotografa Piombo - Poi sono venute le nuove generazioni che purtroppo hanno seguito altri profili». Lui ricolora i suoi metri quadri di Via Roma perché quel modo di intendere il vestire, legato stretto all'anima e al piglio imprenditoriale di una città che fu, «magari può essere di stimolo al cambiamento».
Dalla giacca alla maglieria, passando per quelle lane lavorate sui telai a mano in Scozia, a raccontare di architetture dell'anima. È quello smarcamento trasversale che schiva l'omologazione e consente a Massimo Piombo di parlare di «messaggio culturale» che trasla una dimensione dell'esistenza.
Piombo crea il marchio di abbigliamento sartoriale maschile nel 1989 a Varazze, dove è nato e lavora. Un nonno materno che negli anni '50 importava stoffe dall'Inghilterra e quelle trame a intrecciargli mente e cuore. Vizio di famiglia o corrispondenze intime che viaggiano tra tatto, colore e consistenze. Massimo viaggia in Inghilterra, Scozia e Francia. È sulle tracce dei fili che vivono di quei profumi. Scopre gli antichi tessuti lavati nei torrenti delle highlands, scopre quei telai vecchi che filano storie di famiglie in fattorie destinate a perdersi; e raccontano di passione, abnegazione e rigore. Non gli resta che dargli forma nei tagli delle giacche, nei colori ricercati, riuscendo a collocare il marchio «in un microcosmo privilegiato in antitesi con la massificazione del resto del mercato».
Disegni esclusivi e lane, cachemire, shetland e cotoni dalla morbidezza, leggerezza e consistenza mai viste. A lavorarli gli esperti artigiani italiani che li trasformano in sofisticati abiti, giacche foderate e sfoderate, cravatte, camicie, sciarpe, foulard. Sono in cento selezionati negozi d'Italia e trenta all'estero. «Fra i nostri clienti Vittorio Feltri e Hugh Grant - dettaglia Piombo - Quello che proponiamo è un mix di cultura e stoffe particolari che prendono forma nelle giacche destrutturate o nei foulard stampati a mano a Lione» perché siano la magnifica sintesi di «tradizione e internazionalità».
Nel 2008 la virata sulla Linea Donna ad interpretare il cult-Piombo della giacca decostruita e avvolgente, più vicina al cardigan; e del cappotto sfoderato doppiopetto. È lo stile distillato che va bene per giovani e non; oltre il tempo a siglare un «modus». Poesia, armonie matematiche, qualità assoluta che significano crescita del giro d'affari sia in Italia che all'estero e nuovo piano retail con incremento del monomarca magari a Parigi, Londra e New York e del multimarca in Europa, Stati Uniti e Giappone.
Intanto c'è Genova e c'è la sua amica Pupi Solari che ha aperto in Salita Santa Caterina: «Un motivo in più per lasciarmi coinvolgere da una città che resta comunque il denominatore comune di una tradizione sartoriale». Perché Piombo il negozio lo apre oggi, ma «la radice è qui, in quello stile genovese della giacca due-tre bottoni, all'inglese; del vestire non invasivo. Il mio è un progetto intellettuale, non modaiolo, ma rivisitato. Forme tradizionali abbinate ad accessori che danno un certo carattere a chi li indossa. Nulla di circense, ma tutto estremamente rigoroso, con piccoli tocchi di colori magari per le calze, le sciarpe o qualche cappotto che sembra dedicato a Genova».

Giallo, viola, azzurro, verde, rosa e blu sono i protagonisti delle collezioni di quest'anno che si arricchiscono di sofisticati accessori, come i borsoni in cuoio francese con gli interni in tartan o i portafogli realizzati con i tessuti delle cravatte e gli interni in nappa d'agnello. Filosofia di tessuti ed esistenze che diventa la «missione Piombo» a Genova: pochi oggetti sceltissimi, esclusivi distillati di tradizione che prendono per le vie del mondo. Genova, Parigi Londra, New York. Assoluti.

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